IL ROMANISTA De Rossi: “Dove mi mettono gioco”

Daniele De Rossi

(G. Dell’Artri) – «Cosa baratterei per una finale all’Europeo? Tutto quello che che ho vinto alla Roma negli ultimi due anni». Ha voglia di scherzare Daniele De Rossi. Domani la Nazionale farà il suo esordio nel torneo continentale affrontando i campioni del mondo e d’Europa in carica della Spagna.

E gli azzurri dovranno farlo cercando di essere più forti degli infortuni che hanno decimato la difesa e che costringeranno Danielino ad arretrare e a giocare da centrale come aveva già fatto, sempre per emergenza, anche nella Roma di Luis Enrique. De Rossi conferma: «Al 99,9% giocherò come centrale difensivo, sarò il collante tra difesa e centrocampo, non sarò solo un difensore. Forse ho un futuro in questo ruolo ma mi considero un difensore in situazione d’emergenza». Insomma De Rossi non fa storie, è pronto a giocare dove serve, ma forse le parole di Zeman, che in conferenza stampa ha fatto capire di preferirlo come centrocampista, gli avranno fatto piacere: «Zeman dice che non mi vede come difensore? Io mi metto dove mi fanno giocare». Anche in azzurro De Rossi alla Roma ci pensa sempre. E riesce anche a scherzare sulle delusioni recenti. A chi nel corso della conferenza stampa nel ritiro della Nazionale gli chiedeva un commento sulle parole di Buffon, che sulla sua pagina ufficiale di Facebook aveva detto «baratterei due-tre anni di vita per una finale all’Europeo», lui ha risposto ridendo: «Cosa baratterei per la finale? Tutto quello che ho vinto con la Roma negli ultimi due anni». Nulla, purtroppo. Anche se avrebbe una voglia matta di rifarsi con gli interessi. Ci penserà da luglio, al termine dell’Europeo. Intanto, come suo solito, De Rossi non si sottrae alle domande più scivolose. Come quelle sulle inchieste di Cremona, Napoli e Bari. «Non bisogna mischiare la Nazionale al calcioscommesse,è qualcosa di gigantesco nel quale noi non c’entriamo. Non voglio essere al centro di qualche contestazione per qualche cosa che non ho fatto». Poi sul supporto dei tifosi: «Questo lavoro è bello, soprattutto a questi livelli comporta un rapporto incredibile con i tifosi, che a Roma già vivo 365 giorni all’anno. In Nazionale ho ricordi bellissimi, l’altro giorno a Zurgio ricordavamo Italia-Francia (quella nell’Europeo 2008, ndr), con metà dello stadio a festeggiare una vittoria. C’è bisogno di loro. Alcuni ricordi sono indelebili. Vengo da un’altra realtà come quella di Roma, che vivo e sento molto, ma in Nazionale non ci sono divisioni». Così come non ce ne sono nel gruppo azzurro sugli episodi di razzismo. Sulla questione di una eventuale ammonizione a Balotelli qualora l’attaccante del City uscisse dal campo per insulti razzisti, De Rossi non ha dubbi: «Beccare il giallo mi sembra eccessivo. Dipende da cosa succede, se una persona in curva grida quel che si grida di solito a Mario è un conto, ma se lo fatutta una curva è diverso. Non abbiamo ancora parlato tra noi, ma se succede dovremmo essere tutti uniti nel difendere Mario e Ogbonna». L’ultima battuta è sulla partita di domani: «La Spagna? Hanno un centrocampo che non si è mai visto per talento, non parlo solo di Iniesta e Xavi, ma anche di Busquets e Xabi Alonso».

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