IL MESSAGGERO Tre procure indagano sui genoani

Sculli

(C. Guasco)Tre procure per una partita. I magistrati di Cremona, Genova e Alessandria stanno approfondendo i rapporti fra giocatori, ultrà e malavita, aprendo un nuovo fronte giudiziario parallelo a quello del calcioscommesse. Tutto ruota attorno al derby Genoa-Sampdoria del 22 maggio, un match che per la sua singolarità è stato inserito dagli inquirenti nella lista degli incontri sospetti. L’interrogatorio di garanzia all’ex genoano Omar Milanetto, ora in forza al Padova, avrebbe fornito nuovi squarci su rapporti quantomeno opachi fra alcuni giocatori, l’ala più estrema della tifoseria e la criminalità organizzata. Legami pericolosi già segnalati dalla squadra mobile di Alessandria e contenuti in una dettagliata informativa spedita il 5 gennaio 2011 ai magistrati di Cremona, che l’hanno allegata agli atti dell’inchiesta.

Tra aprile e luglio 2011, nell’ambito di indagini avviate dalla procura di Tortona (fascicolo «Stock House»), gli uomini della Mobile di Alessandria hanno svolto intercettazioni telefoniche e ambientali nei confronti di «diversi soggetti collegati alla criminalità organizzata locale, prevalentemente di origini calabrese, dediti ad attività illecite nel basso-Piemonte». Ed è così che sono emersi anche «stretti collegamenti» con pregiudicati italiani ed extracomunitari «che stazionano prevalentemente a Genova». Guarda caso il personaggio ritenuto «di maggiore interesse investigativo» è il pluripregiudicato bosniaco Safet Altic, indicato quale referente della cosca Fiandaca molto attiva a Genova anche nel settore delle scommesse clandestine. Le intercettazioni svelano i suoi stretti rapporti «con diversi calciatori professionisti, tra i quali Giuseppe Sculli (ex laziale ora al Genoa e nipote del noto boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito) e Kakhaber Kaladze (difensore prima del Milan e poi del Genoa)». Dall’analisi delle conversazioni, si legge nel rapporto, «appare evidente che Altic e i citati calciatori erano coinvolti in attività delittuose che potevano essere riconducibili, verosimilmente, allo spaccio di sostanze stupefacenti e/o truffe non meglio conclamate».

Secondo gli investigatori, l’operazione «Stock House» potrebbe essere ricondotta all’indagine di Cremona sul calcioscommesse. Su richiesta della mobile di Alessandria, infatti, i colleghi di Genova pedinano Altic e scoprono che il 10 maggio si incontra all’Osteria del Coccio con i capi ultrà, con Sculli e il compagno di squadra Domenico Criscito. Mentre due giorni dopo segnalano l’arrivo del bosniaco al «Bar Groove»: è in compagnia del connazionale Ermal Bajaraktari e ha un appuntamento con Milanetto, «giunto nel frattempo alla guida della propria autovettura». La stessa sera Safet, Bajaraktari e un compagno albanese raggiungono Milano «con l’intento di incontrare il giocatore genoano Kaladze», che utilizza un cellulare intestato al Milan.
«Nella convinzione che gli stessi potessero trasportare dello stupefacente, viene chiesto alle volanti di Milano il controllo su Altic», relazionano gli investigatori. Il bosniaco viene portato in questura e rilasciato il giorno dopo. Nelle telefonate intercettate fino al 12 maggio si apprende che, tramite Sculli, Altic avrebbe dovuto ricevere da Kaladze «50 mila euro da destinare ad attività illecite». Prima del viaggio del pluripregiudicato a Milano sarebbero inoltre intercorsi accordi con Sculli per un incontro fra i due a Roma, tanto che il giocatore assicura di aver prenotato per Altic una stanza in albergo attigua alla sua. L’intoppo con la giustizia in cui incorre a Milano, però, manda a monte tutto. Ma dal 16 maggio Altic e i suoi uomini tornano alla carica, vogliono i soldi da Kaladze e tre giorni dopo viene fissato un altro abboccamento «presso una località non meglio individuata». Conclusione della Mobile di Alessandria: «Le conversazioni registrate, gli incontri e il passaggio di denaro intercorso tra i soggetti in questione potrebbero essere inquadrati proprio in tale contesto», ovvero il fascicolo di Cremona sul calcio truccato

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