TRABAJO Y SUDOR La lavagna tattica di ADC

Luis Enrique

Buon compleanno Mister. Di cuore. Non c’è sarcasmo nè sottile ironia. Sinceri auguri. Alla persona e non al tecnico, che ha comunque portato avanti la sua idea di calcio, che ha messo sempre la faccia dopo le disfatte e che non si è mai preso la scena nel momento delle vittorie, che ha preferito impostare il suo lavoro sul percorso di formazione, sul come si diventa calciatori, piuttosto che al risultato immediato. Al tecnico si può dire tanto, molto, forse troppo. Io spero che in un giorno come questo, lei chiarisca definitivamente le sue idee, faccia il punto sulla pressione che può lasciare o prendersi di nuovo sulle spalle, in una stagione in cui non le sarà scontato nulla. In un campionato dove si vince rinfacciando scudetti revocati, si finisce ma si aspetta che la classifica venga stilata da un magistrato, dove si muore fra le negligenze dei soccorsi e si muore di vergogna davanti a scazzottate fra tesserati, in panchina e sul campo, in un ring a cielo aperto. Decida in fretta se prendersi nuovamente tutta questa “merda“, come disse dopo il Derby, ma lo faccia in fretta. Questo è il nostro habitat, questa è la nostra storia, emergere ed imporsi a Roma non è mai stato facile, lo si può dire in maniera aprioristica. Ma quando ci si riesce non è paragonabile a nessun’altra esperienza. E si ha la sensazione che si vuole cambiare l’avverbio con il quale si descrivono i successi di marca giallorossa, con la programmazione, con gli investimenti, con uno stadio di proprietà. Lei è in un momento di svolta della nostra storia e spero lo capisca. Non siamo il Barcellona, puntiamo ad arrivarci ma probabilmente non ci arriveremo. Ma si punta in alto, senza giramenti di testa o la sensazione di esser un pesce fuor d’acqua. Arrivare in alto e rimanerci a proprio agio, per dire la nostra da San Siro allo Juventus Stadium, dal Bernabeu allo Stamford Bridge. Quella è la direzione, quella è la meta. Nessuno ha mai assicurato che sarebbe stato un viaggio in prima classe, qualcuno non si aspettava nemmeno di viaggiare nella stiva, va detto, ma siamo all’inizio. Qualcuno vorrebbe che lei andasse via, io sento la voce della squadra: compatta,decisa, unita. Luis è il nostro allenatore. Tanti presidenti hanno insistito su allenatori ormai scaricati dallo spogliatoio, lei invece ha l’appoggio dei suoi ragazzi e solo grazie a loro può aspirare a vedere e sentire il livello della tifoseria giallorossa dopo 4-5 vittorie, come ha dichiarato nell’ultima conferenza. Solo con loro e con pesanti investimenti a livello tecnico, la sua idea può ancora manifestarsi nel calcio italiano. Qualora non fosse così, rimarrà il rimpianto di un marziano venuto in Italia e che non ha trovato la forza per andare avanti. Adelante Luis.

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