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IL ROMANISTA Un solo grido: “Grazie Giorgio”

Giorgio Rossi

(M. MACEDONIO) – «La curva Sud ti rende omaggio. Lode a te, Giorgio Rossi»,

recita il primo dei tanti striscioni (tra cui si sprecano i “Grazie Giorgio”) che, uno dopo l’altro, fanno la loro comparsa in quel settore dello stadio, ma non solo, che da sempre incarna la parte più passionale della tifoseria giallorossa, e con la quale lui ha davvero avuto un rapporto speciale. «Abbracci, rimproveri, consigli – c’è scritto infatti su un altro. – Ci trattavi tutti come tuoi figli».

Perché ad unirli era, ed è, la stessa passione, quella che lui per primo ha sempre messo nel proprio lavoro, in 55 anni di dedizione totale alla As Roma (e, verrebbe da dire, negli 82 da tifoso, che – classe 1930 – compirà a ottobre). Inizia così il pre-partita di RomaCatania. Dapprima con la squadra Primavera di Alberto De Rossi, vincitrice della Tim Cup e della regular season del campionato, che fa il suo ingresso sul campo per gli applausi e la foto di rito, anche lei sotto la Sud. E poi, con il giro di campo che Giorgio Rossi fa a bordo della macchinetta elettrica. Raccogliendo l’ovazione di uno stadio intero, che si alza in piedi al suo passaggio per tributargli il giusto onore. Ma è solo un “antipasto”: la cerimonia vera e propria è rimandata infatti a poco prima dell’inizio della gara.

Quando ad accompagnarlo sul campo è Franco Baldini, che gli consegna una targa ricordo, e a salutarlo, abbracciandolo, sono Francesco Totti, Daniele De Rossi e Simone Perrotta, che gli consegnano una maglia con il suo nome e quel numero, 55, e le firme dei giocatori. Giorgio saluta, commosso, e applaude anche lui, quel pubblico che ha sempre amato, e del cui amore è stato sempre altrettanto ricambiato. E’ l’ultima giornata in programma all’Olimpico e, anche se in forma molto più contenuta che in altre stagioni, è il momento dei saluti, almeno quelli, visto che parlare di festa – fatta eccezione per Giorgio Rossi – sembra decisamente fuori luogo. I giocatori fanno il loro ingresso, portando per mano – come di consueto – il proprio figlio e, alcuni di loro, il figlio di chi non è in campo. Come Marquinho, che ha con sé il figlio di Juan, o Taddei, che accompagna quello di Simplicio. Ma che non sia aria di feste, lo capisci, ancora una volta, dalla lettura delle formazioni. […]

Un traguardo che Francesco vorrebbe di certo festeggiare in un modo diverso, quando va sul dischetto del rigore dopo pochi minuti, ma fallisce inopinatamente il tiro e, soprattutto, la ribattuta. Ma è il capitano. E a lui si perdona questo e altro. Anche se, da quel momento, lo stadio sembra sempre più estraniarsi dal sostegno che pure sembrava voler dare alla squadra. Meglio quasi concentrarsi su altri temi. Da quello dei diffidati a quello che, in generale, nell’inquadrare il momento della squadra, non nasconde uno spiraglio di fiducia e ottimismo: «Più buia è la notte – dice infatti uno striscione in curva Sud – più vicina è l’alba».[…]

Ed è di nuovo «Forza Magica Roma, oooh, oooh!». Almeno per cinque minuti, fino a quando Lodi sembra zittire tutti. Per un momento. Perché non è così. Anche se “solo la maglia”, il popolo giallorosso continua a tifare. Troppo importante vincere questa partita, se si vuole continuare a sperare in un posto in Europa. E allora, sventolano le bandiere e si fa sentire la voce della curva. Quando Marchese infila la porta, per il vantaggio dei siciliani, non sa più a quale santo votarsi il pubblico giallorosso, Del resto, che non fosse aria di andare in paradiso lo si era capito da tempo. E anche quest’ultima, ed ennesima, occasione, sembra andare sprecata. Aggiungendo rimpianti a rimpianti. Ci vuole ancora una volta il capitano, per rimettere in equilibrio la partita. In equilibrio, ma non ancora in piedi. E’ l’arrembaggio finale. […]

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