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IL ROMANISTA Totti 500 volte solo con te in campionato

Totti perplesso sotto la Curva

(D. Galli) «Pallone entra quando Dio vuole». O Dio. Oppure Totti. Peccato che domani sera il papà della citazione non potrà esserci. La salute precaria impedirà a Boskov di godersi dalla tribuna dell’Olimpico l’ennesimo riconoscimento al suo capolavoro. Perché domani Francesco farà cinquecento presenze in Serie A, cinquecento volte solo con la Roma, cinquecento maglie da quel 28 marzo 1993, da quelBrescia-Roma. C’è Boskov che lo chiama, Totti si toglie la tuta, la paura del debutto svanisce in un attimo, tramonta nel blu profondo di quei grandi occhi che in 19 anni di Roma scopriranno Ilary e poi Cristian e Chanel con i quali domani dovrebbe entrare in campo. I figli. Loro sono quelli della vita. Perché poi ci sono i figli della carriera: uno scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe italiane, un Mondiale, qualche decina di premi individuali, nazionali e internazionali, che per menzionarli tutti non bastano due pagine. In queste cinquecento gare c’è tutto Totti, c’è la vita e la carriera, c’è l’arte e c’è l’amore. Brescia-Roma. Tutto ha origine lì. Anzi, un po’ prima. Da Il Messaggero del giorno dopo: «Dopo Fimiani, Francesco Totti. Un altro esordiente in serie A sotto la direzione di Boskov. Centrocampista con spiccate qualità offensive, Francesco Totti, classe 1976, rappresenta il fiore all’occhiello del settore giovanile romanista. nazionale Under 16, Totti, romano e romanista, aveva già giocato con i “grandi” in occasione dell’amichevole allo stadio Flaminio contro l’Austria. Boskov, sabato, l’ha aggregato alla comitiva in partenza per Brescia soltanto all’ultimo momento: Totti stava giocando a Trigoria con la Primavera contro l’Ascoli quando il tecnico ha chiesto il ragazzo a Spinosi. Totti, autore qualche minuto prima della rete (decisiva) giallorossa è stato così sostituito durante l’intervallo, ha indossato in fretta una tuta e poi è salito sul pullman della prima squadra, mentre i suoi coetanei stavano ancora affrontando l’Ascoli ». Al 43’ della ripresa, Boskov chiama fuori Rizzigol. Entra Totti, è il momento zero, l’esordio, l’inizio di un Ti Amolungo oggi 500 partite e 213 gol in A, 640 partite e 268 reti in assoluto in giallorosso, ma molte di più contando pure le nazionali, dall’Under 17 a quella maggiore. «Per lui i pochi minuti giocati rappresentano un premio per quanto ha saputo fare finora con le nostre formazioni giovanili». È così che Boskov racconterà quel debutto, come ricorda Tonino Cagnucci in “Totti, dai pollici al cuore” (Limina edizioni, 2010). «Totti è un grande talento e la Roma ha il dovere di puntare sui suoi giovani. Io credo che la società debba guardare innanzitutto in casa, cioè i prodotti del proprio vivaio, e soltanto in un secondo momento rivolgere le attenzioni verso altre squadre». Il messaggio non rimase inascoltato. Dopo Totti verrà De Rossi, una neverendingstory, una storia infinita fatte di fasce e capitani, ragazzi di Roma che per la Roma hanno rinunciato a Coppe e Campioni, che hanno dovuto fare i conti persino con le contestazioni. Si può criticare chi dedica una carriera alla Roma? Ce la si può prendere semmai con qualche entità celeste, perché come sostiene De Rossi il rammarico più grande è che la carriera da dedicare sia una. Una sola. Eppure in questa città schizofrenica è accaduto pure questo, è successo che Francesco Totti sia stato considerato «un problema ». Virgolettato, parole degli altri. «Un problema ». Un problema, in effetti, Francesco lo è. Se non gioca, però. Perché pure in questa stagione così poco magica della Magica, se ancora c’è un filo di speranza, se forse l’Europa League è ancora possibile, è perché laggiù sull’erba dell’Olimpico David Copperfield indossa ancora un paio di scarpini. I numeri dicono che nelle 25 partite di campionato in cui Luis Enrique ha schierato Totti, la Roma ha fatto 43 punti, 1.72 a incontro. Senza Francesco, la media è stata invece di 0.81. Dati oggettivi. Statistica arida. Il cuore è altrove. È nel petto di quei fortunati che domani applaudiranno Francesco per la cinquecentesima volta in questi immensi diciannove anni. Grazie ancora, zio Vuja. Grazie. Ovunque tu sia adesso.

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