IL ROMANISTA Il pagellone della stagione

Luis Enrique

(Il Romanista) – Stekelenburg, Totti, De Rossi: c’è chi ha convinto comunque.

Lobont 6,5 – I cartellini rossi e gli infortuni fisici di Stekelenburg gli hanno spalancato le porte del campo per 9 volte. Le ha sfruttate decisamente bene, dimostrando di essere un secondo portiere affidabile, uno su cui poter contare in caso di necessità. Con un contratto in scdenza nel 2013, la Roma potrà contarci anche il prossimo anno

Curci 6 – Da questa stagione si aspettava certamente di più. Di giocare con maggiore continuità. E invece si è ritrovato a fare il terzo, riuscendo a mettere insieme appena 3 presenze. Si ricordano soprattutto quella di Torino dove ha quasi parato il rigore a Pirlo appena entrato, e quella più che positiva di Verona nel pentano del Bentegodi. Ora ha bisogno di giocare.

Stekelenburg 6,5 – Un campionato tribolato il suo primo da romanista. Iniziato con un calcione alla testa rimediato a San Siro, finito con un problema alla spalla. In mezzo una squadra che non gli ha dato una mano a blindare la porta. Eppure in più occasioni ha tenuto a galla la barca, ha fatto miracoli, ha regalato punti con le sue parate. Più semplicemente ha confermato di essere un grande portiere.

Heinze 6- – Da settembre fino a tutto l’inverno è stato un crescendo che ha conquistato i tifosi. Il gringo è diventato un po’ il simbolo della grinta che il popolo romanista avrebbe voluto vedere da tutta la squadra. La primavera ha sciolto la neve, riscaldato le temperature e bagnato le sue polveri. Tantissimi errori, a Lecce più che mai ma non solo lì. E i colori brillanti del suo campionato si sono ingrigiti proprio alla fine.

Burdisso SV – Ingiudicabile. Fuori praticamente sempre per l’orribile infortunio rimediato con la maglia dell’Argentina. Che ormai è quasi alle spalle. In ritiro ci sarà, e la sua presenza è già una grande notizia. Bentornato Bandito!

Kjaer 5 – L’avvio è stato traumatico. E pure dopo non è andata tanto meglio. Un campionato da incubo per lui e per i tifosi. Poi però è stato bravo a non mollare. Si è messo lì e nelle ultime partite ha dato dei cenni di ripresa. Purtroppo per lui l’inversione di tendenza è arrivata proprio nel momento peggiore della Roma. E la differenza si è notata molto meno.

Cassetti SV – Il più penalizzato dalle scelte di Luis Enrique. Che a destra proprio non lo vedeva. Ha avuto almeno la soddisfazione di salutare dal campo con la bella prestazione di Cesena. Ciao uomo derby!

Rosi 5,5 – Ogni volta che sta per spiccare volo torna rovinosamente a terra. In qualche partita fa vedere progressi tattici e mentali, e subito dopo ricade negli errori di sempre. Non è stato l’anno della consacrazione, nemmeno quello della bocciatura. Rimandato a settembre.

Perrotta 5 – Ha segnato il primo gol della stagione, il gol dell’illusione con lo Slovan. Quando Luis Enrique arrivò non faceva altro che parlare bene di Supersimo poi, però, se l’è dimenticato. Anche un po’ troppo. L’ha rispolverato proprio in uno Juve-Roma e non è stata un gran trovata. Perrotta però è sempre un uomo vero, quello che durante Roma- Udinese sta in panchina mai un attimo seduto per stare vicino ai compagni anche da fuori. Rinnovato.

Greco 5 – Fiorito in ritardo – in qualche maniera – con Ranieri, con Luis Enrique sembrava poter definitivamente sbocciare quando l’asturiano lo ha scelto più di una volta titolare. Però Leandro non è riuscito a volare. D’altronde in un’annata simile è stato ancor più difficile riuscirci.

Simplicio 6 – Anche mille per l’esultanza al 2-2 col Napoli. Forse la più bella mai vista su un campo di calcio (a parte tutte quelle di Paulo Roberto Falcao) anzi in una tribuna di uno stadio di calcio. Ma mica solo quello.Anche per il gol con l’Atalanta, anche per il gol fatto al Napoli all’andata, anche per il gol da infortunato col Novara, anche per la serietà e la capacità di esserci alla sua maniera particolare, dinoccolata, simpatica, con quel faccione sorridente mentre la palla e Biava rotolano in rete.

Lamela 5,5 – Vedi Pjanic. E vedi forse anche di più. Lamela a tratti ha dato un’impressione nuova ai tifosi della Roma: quella di aver comprato un campioncino dalle potenzialità di un fuoriclasse assoluto. E’ sembrato Kakà, ha giocato anche da Furino, ha esordito con un gol il 23 ottobre contro il Palermo, con un gol che non è un gol normale. Ha chiuso con un gol che non è un gol normale. In mezzo – da gennaio, dalla sfida con la Juve di Coppa – non c’è stato.Ma ci sarà. Sarà il più forte di tutti.

Bojan 5,5 – Vallo a spiegare che alla fine è quello che ha avuto più presenze di tutti (37)? Ma quello che non si spiega è come un giocatore che a 16 anni era praticamente titolare del Barça a Roma spesso sia stato messo in secondo piano rispetto anche a Piscitella, per esempio, e proprio dall’allenatore che lo ha voluto a tutti i costi. Le spiegazioni le deve dare soltanto lui però, Bojan Kirkc Perez. Deve dimostrare quello che è: fortissimo.

Cicinho SV – Stavolta è finita davvero. Il suo contratto scadrà a giugno e la sua storia alla Roma avrà il suo epilogo. I tifosi romanisti non lo rimpiangeranno. Chissà se ne avrà lui di rimpianti per quello che poteva essere e non è stato. Anche nell’ultimo campionato romanista, che sembrava poter essere quello della rinascita, del rilancio, addirittura del rinnovo. Non è stato niente di tutto questo.

José Angel 4 – I primi 68 minuti in Serie A sono stati super. Quelli all’esordio contro il Cagliari, poi il mezzo errore sul gol di Daniele Conti e l’espulsione poco dopo. Josè Angel è finito lì, perso tra paure, indecisioni, incertezze, errori. Non si è praticamente più ritrovato. Dovrà faticare parecchio per dimostrare che quello vero l’abbiamo visto solo col Cagliari. Dovrà dimostrarlo, se ne avrà l’occasione.

Juan 5 – C’è stato un momento in cui ha fatto dimenticare tutti i dubbi sulle sue condizioni fisiche, in cui è tornato grande, costante, perfino goleador. Tanto convincente da spingere la Roma a non cercare rinforzi in difesa. Quel momento è durato poco, troppo poco.

Marquinho 6,5 – E’ arrivato come l’acquistinho un modo geniale che fotografava il suo sbarco, tra il “ma questo chi?”, “ce serve?” “boh”. L’acquistinho però diventerà un acquisto a tutti gli effetti a forza di gol, di tiri di sinistro sempre più forte e precisi e soprattutto di una capacità di inserimento che è stata la sua più bella costante. Adesso si dice: è un Perrotta coi piedi buoni. Conferminho.

Taddei 5,5 – Ai limiti del 6 visto che Don Rodrigo quest’anno s’è reinventato in un altro ruolo, quello di terzino destro. La prima volta fu a San Siro con l’Inter, tutti pensarono ad una soluzione estemporanea e momentanea di Luis Enrique che invece lo ha fatto praticamente sempre giocare lì, o dall’altra parte. Lui che una volta a Udine con Spalletti e un’altra volta a Palermo giocò anche da prima punta. Dargli dell’eclettico e del generoso è il minimo, però è proprio lì che abbiamo tanto sofferto (e dall’altra parte).

Pjanic 5,5 – Ora che l’insufficienza non si trasformi in mancanza di pazienza o di clemenza perché c’è una cosa pià evidente della stagione che soltanto a un certo punto è diventata deludente: il suo talento. Miralem Pjanic è giocatore di calcio, è “altro” da uno normale, sembra un residuo degli Anni 80 con gli occhi vispi della sua gioventù. Ma proprio per questo deve dare tanto di più, perché sa farlo. E forse più di quello che non riusciamo nemmeno a immaginare.

De Rossi 6,5 – A un certo punto la stagione era da 12. Era tornato quello che è sempre stato: il più forte là in mezzo, il mare di Roma, l’uomo che abita tra le due linee, tra tramonto e alba, l’orizzonte stesso del gioco della Roma. Quest’anno in più di sempre ha giocato anche – e anche bene – da difensore centrale, lui che da ragazzino giocava col 9. Poi è calato quando è calata la Roma.Visto che lui è la Roma si capisce e non si discute. Si ama.

Gago 5,5 – Arrivato quasi come uno scarto, Fernando in breve ha dimostrato di essere un giocatore da Real e da Boca, cioè se stesso.Anche lui, come tutti, come ovvio, è calato quando è calata la Roma, ma un po’ troppo e forse lui più di tutti è sembrato un giocatore poco adatto al metodo luisenrichiano.Anche per questo prima di non riscattarlo bisognerà pensarci tante volte. Un giocatore da Real e da Boca può essere un giocatore da Roma. Eccome.

Osvaldo 6 – A un certo punto era il migliore dopo De Rossi. E’ riuscito praticamente a zittire tutti quelli che avevano attaccato con la filastrocca “è costato troppo” segnando un gol dopo l’altro, poi è successo qualcosa: troppe squalifiche e un infortunio proprio nel momento più bello. Il totale non può che essere comunque sufficiente, considerando anche la personalità che sicuramente lui ha.

Borini 6+ – La sorpesa più bella. Una locomotiva che divora la pianura, mister mozzico che mangia da solo sicuramente non ha mai deluso, molto spesso ha impressionato giocando da terzino e da ala, da punta e da esterno, come fanno i ragazzini tutto il pomeriggio sotto casa fino a quando la mamma non li chiama per la cena. Lui gioca da solo pure a mezzanotte. Infatti a volte è un po’ troppo.

Totti 6,5 – Ah. Quant’è difficile scrivere ancora di Totti, e quanto ne scriveremo ancora. Tra tante stronzate e cazzate strumentalmente dette e fatte girare (la più clamorosa quella che non andava d’accordo con Luis Enrique) alla fine vince sempre la verità, quella più semplice: è ancora lui il più forte. Di tutti. E lo ha dimostrato sempre. E’ sbagliato pure pagellarlo.

Luis Enrique 10 – E’ un voto a quel che poteva essere e non è stato. E’ un voto a quello che tra dicembre e gennaio abbiamo visto e intravisto. E’ un voto alla persona, all’uomo e all’allenatore che lascia fuori Osvaldo a Firenze e che viene amato anche da quelli che non fa giocare. E’ un voto anche e soprattutto alla faccia di chi gli ha voluto male.

Viviani, Verre, Piscitella, Tallo SV – Senza voto. Non perché non se lo meriterebbero. Ne prenderebbero certamente uno positivo. Ma hanno mosso solo i primi passi nel calcio che conta. Con personalità con caratttere, magari facendo errori. E sarebbe strano il contrario. E’ stato l’inizio, tutti (loro compresi) aspettano di conoscere il resto della storia.

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