GAZZETTA GIALLOROSSA I campioni d’Italia 1983 ricordano lo scudetto. Nela: “Abbiamo fatto la storia”, Vierchowod: “Eravamo i più forti”, Maldera: “Unico”

Festeggiamenti Scudetto 1983

A 29 anni dallo scudetto del 1983, vinto dalla Roma targata Nils Liedholm, la redazione di Gazzettagiallorossa.it, ha contattato i giocatori di quella fantastica rosa che dopo più di 40 anni, riportarono la Roma nell’elite del calcio. Ecco le loro parole:

Nela: “E’ stata una cavalcata straordinaria, in una città dove si è vinto sempre molto poco e per questo la soddisfazione è stata maggiore. Era una Roma forte, fortissima che poteva vincere anche qualcosa di più: sono stati gli anni migliori, insieme lo staff tecnico e la società ci siamo imposti sia in Italia, che all’estero. Un po di storia l’abbiamo fatta e questo grazie alla giusta alchimia che si era creata nello spogliatoio. Nils è stato un personaggio unico, un allenatore unico, maestro e insegnante di calcio. Ho imparato tantissimo con lui sotto l’aspetto tecnico. Con lui feci due anni in un ruolo che non era il mio e lui mi allenò il piede destro e i risultati arrivarono. Con Liedholm eravamo avanti di anni e anni, sotto l’aspetto tattico e di responsabilità e gestione dei calciatori. Ci dava grande libertà, per esempio a tavola non avevamo obblighi particolari. Eravamo una squafra moderna già 29 anni fa”.

Vierchowod: “Fu una stagione trionfale, a parte le due partite perse con la Juventus, fu una stagione senza grandi patemi. Eravamo i più forti e ne eravamo consapevoli. Vincemmo uno scudetto suscitando un grandissimo entusiasmo: siamo stati una delle più grandi squadre che abbia mai avuto la Roma. Liedholm era un allenatore con grande carisma che riusciva a tenere la squadra sotto controllo concedendoti tutta la libertà che volevi. Il suo carisma consisteva nel responsabilizzare tutti i giocatori”.

Maldera: “Unico. Vincere uno scudetto a Roma, per me che venivo da Milano, è stata una cosa bellissima. Liedholm è stato unico, non solo per me, ma anche per tanti altri giocatori in Italia. Lo ritengo anche il più grande insegnante di calcio. Sono contentissimo di aver vinto lo scudetto con lui in panchina”.

Nappi: “E’ stata una stagione esaltante. Alla fine abbiamo vinto lo scudetto, anche un po inaspettato e per questo fu bellissimo. Liedholm è stato il padre di tutti noi: era una persona che riusciva a sdrammatizzare ogni cosa, che aveva grande carisma. Era il faro dello spogliatoio”.

Giovannelli: “Il ricordo è ancora ben vivo, anche se sono passati tanti anni. Quell’anno mi ruppi il ginocchio, ma partecipai moralmente e riuscì a rientrare proprio nell’ultima giornata in casa con il Torino. Fu un anno particolarmente bello sotto tutti i punti di vista. Eravamo una bella squadra, che andava bene, c’era entusiasmo anche perché la città e i tifosi non vivevano da tanto tempo certe emozioni. Il 1983 fu qualcosa di nuovo, in cui si consacrarono squadra, società e mister. Liedholm è stato un maestro sotto tutti i punti di vista. Fu un grande”.

Faccini: “Il ricordo di quel giorno è indelebile, nessuno di chi era li può dimenticare. E’ una fotografia che è rimasta impressa. Liedholm è stata una persona determinante nel movimento calcio del dopoguerra e ad oggi è ancora motivo di insegnamento. Molti dicono che Luis Enrique ha portato un nuovo calcio a Roma, ma in realtà era stato già inventato da Liedholm 30 anni fa”.

A cura di Flavio Festuccia

Top