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GAZZETTA GIALLOROSSA Luis Enrique por què?

Luis Enrique

Sembrava tutto fantastico caro Luis…Sembrava l’inizio di una storia d’amore, folle e sconclusionata come tutte le relazioni sul nascere. L’uomo arrivato dalle Asturie, l’allenatore giovane, abile e preparato dalla miglior scuola al mondo, il Don Chisciotte pronto a combattere contro tutte le difficoltà del calcio nostrano. Doveva essere così caro Luis…Dovevi essere tu “l’hombre della revolution“, capace già dalla prima stagione di rendere tutto più bello, tutto più affascinante e soprattutto dovevi essere tu l’uomo in grado di riportare la Roma tra le grandi d’Europa. C’erano tutti i parametri e le condizioni per far si che questo rapporto d’amore, sbocciato nelle calde giornate romane di agosto, diventasse uno dei più belli ed emozionanti della storia del club capitolino: il calore della gente, l’appoggio in tutto e per tutto da parte della dirigenza, il clima di una città pronta, ancora una volta, a rimettere in gioco tutte le proprie passioni. Dovevi essere tu il comandante di una squadra decisa, sin dalle prime giornate del tuo avvento a Trigoria, a mettersi a studiare il “calcio” stile blaugrana e devota ad ogni tuo nuovo insegnamento. Avevi l’appoggio di Totti e di De Rossi, dei calciatori piu’giovani, affascinati dal tuo modo d’insegnare e, della nuova proprietà, sedotta dall’idea d’introdurre nella Roma un calcio totale ed articolato modello Barcellona.

Caro Luis, che cosa e’ successo? Troppo reale e poco utopico il mondo del pallone italiano? Il calcio si sa’ e’ un gioco semplice, uno sport dove spesso non conta giocare meglio e tenere palle per novanta minuti. Il calcio, caro Luis, e soprattutto quello nostrano, difficilmente ha lasciato spazio a luminari arrivati da lontano senza troppa conoscenza in merito. Ci affascinava a Brunico la tua premura nel lavoro tecnico-tattico, ci lasciava sorpresi vederti lavorare sodo e con tanta parsimonia nella creazione di un modello che doveva diventare “manuale d’apprendimento” per i vecchi e compassati allenatori italiani. Tutto il mondo ci guardava: erano li tutti pronti ad ammirare un piccolo Barcellona a strisce giallorosse, tutti pronti a capire se la seria A era pronta ad un gioco fatto di continuo possesso palla e di continue manovre disegnate al compasso.

Cosa non e’ realmente andato? Come e’ possibile che questa storia d’amore sia scemata ancor prima di nascere? Baldini, Sabatini e gli americani ti difendono caro Luis, ti hanno difeso e sono pronti a tutto, a quanto pare, a legittimare fino all’ultimo la loro scelta. La piazza romana ti e’stata vicino, e’ stata li con te dopo l’eliminazione dall’Europa, dopo i due derby persi, dopo la figuraccia di Firenze. Il vero tifoso della Roma sa’ caro Luis, quando e’ il momento di sostenere, incitare il proprio allenatore e la propria squadra: ma ora dopo nove mesi di figuracce e di umiliazioni,  in lungo e largo sulla penisola, e’arrivato il momento dei verdetti. Cala il sipario, si spegne la passione dei sostenitori e la folla incita a gran voce il tuo ritorno nella penisola iberica. Non importa alla gente se la “triade” dirigenziale giallorossa ha deciso di non fare un passo indietro, di valutare la gravita’ delle scelte fatte e di metterti spalle al muro una volta per tutte.

Eppure c’eravamo tanto amati caro Luis…Il tuo provar ad essere un frullato, mal shakerato di Guardiola e di Mourinho, ci piaceva, ci rendeva quasi orgogliosi di essere i primi in Italia a voltare pagina con una vera rivoluzione sia tecnica che culturale. Non e’andata così. Dopo l’ennesima sconfitta stagionale contro la Fiorentina, la sedicesima in nove mesi, il tuo stadio amico ti ha voltato le spalle: anche all‘Olimpico dove nel resto del campionato la media punti della tua “Rometta” era stata da Champions League (2,06), la squadra ha sconfessato il tuo credo, ha fatto orecchie da mercante alle urla del tuo idioma spagnolo. La tua e’ una filosofia del calcio forse troppo lontana dalla realtà capitolina, qui la romana gente vuole vincere, vuole alzare coppe con grinta, passione e soprattutto fatti: tu, caro Luis, sei arrivato come un dotto e sapiente istruttore di pratiche calciofile, senza abbassare mai il capo e senza mai rivedere la tua posizione; ora stai rischiando di andar via come uno spaesato studente erasmus finito ad affrontare il soggiorno-studio in una location , forse troppo diversa dalle proprie abitudini.

La decisone ora spetta a te Mister…Il campionato volge al termine, si allontano i prati verdi degli stadi  e si avvicinano le scrivanie degli uffici di Trigoria, sale oscure dove si decidera’ il tuo futuro e soprattutto quello della Roma.

Nicolò Ballarin

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