GAZZETTA DELLO SPORT In regia torna De Rossi per una Roma da Champions

Daniele De Rossi

(A. Pugliese) Stavolta niente emergenza dietro, De Rossi oggi torna al suo posto di comando. Che vuol dire regista davanti alla difesa, con il compito di dettare i ritmi alla Roma. Ritmi da Champions League, si spera, perché è chiaro che con una vittoria a Lecce, si aprirebbero scenari ancora più «invitanti» per i giallorossi. E chissà che nell’uovo di Pasqua la Roma non trovi proprio una vittoria che fuori casa, in questo girone di ritorno, ha trovato solo una volta (a Palermo) in cinque trasferte (k.o. a Cagliari, Siena, Bergamo e Milano, contro i rossoneri di Allegri).

Accorgimenti tattici – Nel suo di uovo di Pasqua, per ora Daniele De Rossi ha trovato solo la fascia da capitano, considerando l’assenza odierna di Totti (concordata con lo staff tecnico, per avere Francesco al massimo mercoledì prossimo nella sfida casalinga fondamentale con l’Udinese). De Rossi, però, ci tiene a trovarci dentro anche qualcosa di diverso, anche se il Lecce sta studiando tutte le contromisure per limitarlo. «Abbiamo studiato molte soluzioni a centrocampo per fermare Daniele, anche quella con i due mediani — ha detto ieri Serse Cosmi, allenatore del Lecce — Dovremo essere bravi a capire quando aggredire e quando non farlo, perché solo il Barcellona può rimanere alto con la giusta intensità per tutti i novanta minuti».
Possesso palla – Del resto, quando le squadre avversarie vogliono imbrigliare il possesso palla giallorosso, scelgono due strade: o difendono tutte molto basse, a volte con 9 o anche dieci giocatori dietro la palla, lasciando una sterile iniziativa ai giallorossi; o vanno a togliere spazio e fiato proprio alla fonte di gioco e cioè, nella fattispecie, proprio a De Rossi, pressando molto alte e «coprendo» le eventuali linee di passaggio (in fase di possesso palla) tra il regista e i due difensori centrali. De Rossi, in questa stagione, ha imparato spesso a giocare con l’uomo addosso, cercando spazi e porzioni di campo dove andare a giocare. Ed è anche per questo che qualcuno lo vorrebbe vedere (giustamente) più avanti, magari come intermedio, dove potrebbe anche sfruttare a dovere le sue doti di inserimento e il suo tiro.
Adattamento veloce – Già, perché tra i centrocampisti della Roma mancano proprio quelli che sappiano rendersi davvero pericolosi, dotati di tiro e precisione. Pjanic ha altre caratteristiche, Marquinho può farlo. Ma è il solo. «È molto vicino al top della condizione fisica e al massimo del suo apporto alla squadra — dice Marcio Rivelino, l’agente del brasiliano, il cui eventuale riscatto è fissato con la Fluminense a 4,5 milioni di euro —: Vuole restare alla Roma e s’impegnerà al massimo per convincere tutti». A dire il vero, Luis Enrique sembra essere già convinto. «Adesso sto vedendo quello che avevo visto prima che venisse qua — ha detto ieri il tecnico giallorosso parlando del brasiliano —. Questo però è normale, è sempre difficile arrivare da un altro paese a stagione iniziata, lui lo sta facendo perché ha quella voglia che considero chiave per essere un giocatore importante. Il suo adattamento alla Roma è stato velocissimo, però mi aspetto ancora molto di più. Per noi ora diventa importante, a gennaio è difficile prendere un calciatore di questo livello perché ci si deve adattare. Lui lo sta facendo a tempo di record». Più di così, Marquinho non poteva proprio chiedere. O forse sì, magari un altro gol, dopo quello segnato al Novara.
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