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RIFLETTORI SU…ROMA-LAZIO. Undici contro undici

Stekelenburg espulso

Erano quattordici anni che la Lazio non vinceva un derby in casa della Roma. Era il 21 gennaio del 1998, match di ritorno dei quarti di Coppa Italia, quando Gottardi regalò l’ultimo successo ai biancoazzurri in “trasferta”. Anche quel giorno, ironia della sorte, finì 2 a 1. Da quel momento, un lungo periodo di digiuno terminato con il derby di ieri pomeriggio, per la seconda volta consecutiva giocato in inferiorità numerica dalla Roma per gran parte della partita. Non è facile preparare per sette giorni una gara, soprattutto una così importante, e poi trovarsi dopo soli sette minuti a dover stravolgere tutti gli schemi per un’espulsione, come era successo nel derby d’andata.

Eppure, anche in dieci contro undici la Roma ha giocato con il cuore e il coltello tra i denti, come fa Fabio Borini, l’unica luce accesa nel buio giallorosso. Ancora e sempre lui. E sono otto.

Ora anche le ultime certezze degli uomini di Luis Enrique vacillano, tendono a scomparire. L’obiettivo terzo posto somiglia più ad un miraggio che ad una possibilità ma sarebbe stupido deporre le armi e i coltelli proprio adesso che la Roma non ha più nulla da perdere.

I riflettori ieri pomeriggio hanno illuminato l’immagine più bella di tutte: la Curva Sud piena di bandiere e sciarpe giallorosse, di centomila voci e di tanta e tanta gente che la Roma ha fatto innamorà. Non hanno mai smesso di cantare, nemmeno al minuto novantatrè. Erano cori d’amore e fedeltà, non di cattiveria e razzismo.

A cura di Noemi Pierini

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