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GAZZETTA GIALLOROSSA. Massimo Neri: “Pjanic? La percentuale di ricaduta è alta; Juan? Non è predisposizione, ma malasorte”

A Palermo la Roma si presenterà con due assenze importanti: Pjanic e Juan. Proprio per questo, la redazione di Gazzettagiallorossa.it ha contattato l’ex preparatore atletico della nazionale inglese e collaboratore di Fabio Capello, Massimo Neri, per un giudizio tecnico sugli infortuni dei due giallorossi. Queste le sue dichiarazioni:

Pjanic?

“E’ un infortunio tipico nei calciatori ed è una croce di tutti quelli che lavorano nell’ambito di uno staff. Sono incidenti che hanno un incidenza molto alta e che capitano come è normale che sia quando si gioca ad alti ritmi. Questi infortuni si recuperano rispettando determinati parametri di valutazione dal punto di vista medico e fisioterapico, poi si concordano i tempi di recupero e si rispettano determinati step, di conseguenza si valuta la risposta dal punto di vista del recupero del danno e si ricondiziona l’atleta a modo da riportarlo ad un livello di forma buono. Purtroppo è alta la percentuale di ricaduta per la necessita di recuperare in fretta giocatori importanti. Di solito sono ricadute atipiche perché la muscolatura non si rompe nello stesso punto, ma si forma una lesione uno o due centimetri più giù o più su. Chi rischia sono sopratutto i giocatori che giocano tanto nelle nazionali, poi c’è anche una predisposizione genetica, e normalmente un atleta sottoposto a carichi psicologici e atletici, quando è affaticato è più predisposto”.

Juan?

“E’ una cosa un po più complicata, ma è normale nel calcio moderno. E’ una lesione che richiede dei tempi più lunghi: dai 40 ai 50 giorni, poi dipende dalla capacità di recuperare e dalla risposta che giorno per giorno si vedrà sul campo. Il ripetersi continuamente di infortuni può causare alla lunga un certo logorio, ma bisogna pensare che non sempre tutto ciò è legato alla predisposizione ma alla malasorte. I difensori moderni sono costretti a fare la lotta contro degli attaccanti forti fisicamente, il calcio è diventato molto più fisico e atletico, la velocità è aumentata e il controllo del proprio corpo è diventato più complesso”.

A cura di Flavio Festuccia

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