GAZZETTA DELLO SPORT. Luis Enrique: “Terzo posto? Oggi o mai più”

Luis Enrique in conferenza

(A. CATAPANO) – A poche ore da un derby che ne può decretare la resurrezione o provocargli una nuova rovinosa caduta, il pensiero di Luis Enrique viaggia tra il celebre Catalano, il filosofo dell’ovvio di Indietro Tutta, e la Susanna Tamaro di Va dove ti porta il cuore. Dice convinto Luis: «Dal giorno in cui sono arrivato so che il derby è una partita molto speciale, stimolante, unica. Non deve esistere la paura, vogliamo fare bene e conquistare i tre punti». Poi, richiama lo spirito di una Roma testaccina più cara a un Mazzone che a uno Zichichi come lui. «Il derby si gioca col cuore, con la passione: è più importante controllare la testa e non essere troppo motivati». Come dire: non pensateci troppo. «Vorrei vedere la squadra — aggiunge — con lo stesso spirito delle ultime quattro partite casalinghe».

Se non ora, quando? La Roma vuole prendere l’ultimo treno per la Champions. Luis Enrique sa che, perso questo, non ne ripasserà un altro. E allora per la prima volta anche l’asturiano parla di obiettivi. «Mancano 13 partite alla fine del campionato e la squadra può ancora puntare al 3° posto», giura. Lui si gioca perfino di più: la credibilità della sua proposta tecnica e delle sue scelte drastiche, la fiducia dei suoi dirigenti, quella del popolo romanista. «Non è la partita più importante della mia carriera, ma domani (oggi, ndr) può essere una svolta importante. I retroscena sull’esclusione di De Rossi? Non leggo i giornali. Qui ogni settimana scoppia un casino. A me non piacciono le regole, ma quando sono arrivato ho chiesto il rispetto di un paio di cose e nessuno si è opposto. Qualcuno può pensare che sia troppo convinto delle mie idee o che si tratti di stupidi dettagli, ma la Roma ne ha bisogno per diventare un club vincente. D’altronde, per costruire un gruppo «conta sia il campo sia quello che succede fuori».

Vertical Ma è lui che decide chi gioca, e le sue scelte sono state spesso sorprendenti (e controproducenti). E oggi? Chi al posto di Gago? Simplicio, Greco o addirittura Perrotta? Marquinho, che pure non sta nella pelle («Entrerò all’Olimpico per vincere e tornare in corsa per la Champions») ballerà tra panchina e tribuna. In attacco, sicuri di esserci Totti e Borini, mentre Lamela è insidiato da Bojan, visto in grande spolvero negli ultimi allenamenti. Luis Enrique comunicherà la formazione all’ultimo, fedele alle sue abitudini. «Sbaglierò tante volte — annuncia —, ma sempre restando coerente con le mie idee». È una promessa o una minaccia?

 

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