IL ROMANISTA. Grazie Ago che ci fai piangere e abbracciare ancora

Targa campo Agostino Di Bartolomei

(L. PELOSI) – Sole sul tetto della Roma in costruzione. Sì, c’era il sole e perfino l’odore di quelle giornate per cui vale la pena svegliarsi e sentirsi romanisti, ieri a Trigoria.Dove da qualche mese si sta costruendo la nuova Roma, che nell’anima è già bella e fatta, se ha deciso di intitolare il campo dove gioca la Primavera ad Agostino Di Bartolomei. Sole che batte su un campo di pallone. Sole di primavera e cielo sereno, anche dentro il cuore, anche dopo le lacrime che scendevano al vicino di posto che sta in pensione e ha visto tutte le partite di Ago, ma anche al ragazzo che non l’ha mai visto giocare e chissà quando e come ci andrà, in pensione. Non è stato un momento di tristezza, ieri. E’ stato soprattutto un sorriso. Quel sorriso sgomento, anche se hai vinto, non ci tormenta più. Capitano.

C’erano 51 capitani, giovanissimi, con la maglia numero 10 e la scritta “Ago” sulle spalle. Si faranno, anche se hanno le spalle strette. Sono stati loro a inaugurare il campo dopo che è stato scoperto il bassorilievo che mostra la celebre immagine di Di Bartolomei al tiro. Equilibrata, geometrica, perfetta. […]
Pazienza se ci sono voluti 18 anni. In fondo anche Agostino era lento. Ma la palla poi era più veloce di chiunque per chi, come Liedholm, la sapeva vedere. Più veloce delle critiche. Come la nuova Roma, che ha messo Totti al centro del progetto, ha ricomprato De Rossi, ha riportato a casa Tancredi e ha intitolato un campo a Di Bartolomei. «La nuova proprietà è solo custode della Roma», dice Franco Baldini. Altri parlavano di de-romanizzazione, forse lo stanno ancora facendo e non si sono accorti che l’ennesimo tiro di Ago è già arrivato in porta. Intanto danno l’ordine di chiudere i cancelli, ma poi li riaprono, perché è giusto dare la possibilità di esserci a chi ha deciso di dedicare il suo tempo a un uomo senza tempo.
Così spuntano gli striscioni. “La fascia al braccio, la Roma nel cuore. Grazie Ago”. “L’immortalità è una meta concessa a pochi. Ci manchi tu, ci manca il tuo calcio. Ago vive!”. Perfino il prete che benedice il campo non parla d’immortalità. Parla di fede. Fede per la Roma. Se c’è un paradiso, Ago starà sempre lì. Se non c’è, starà sempre nel ricordo degli attuali e futuri custodi della Roma. I suoi tifosi. Nella gigantografia accanto agli striscioni, accosciato col pallone tra le mani e la maglia arancione, il capitano guarda verso il cielo. Qualcuno alza gli occhi e lo cerca al di là di quel sole che batte sul campo di pallone. Guarda il vicino, lo consola e ringrazia Ago perché per un giorno ci ha fatto sentire di nuovo uniti anche se non ci conosciamo. E pensa che forse il sacrificio di quel 30 maggio 1994 è servito a qualcosa: a ricordarci quanto è bello essere romanisti. […]
Top