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IL MESSAGGERO. Borini, due gol e un sogno: “Diventare come Inzaghi”

Borini esulta dopo il secondo gol

(S. Carina) – La copertina delle prime pagine dei giornali gli è stata sottratta inconsapevolmente da De Rossi, fresco di rinnovo. Tuttavia per Fabio Borini, quello di ieri, sarà comunque un pomeriggio da ricordare. Prima doppietta in Italia, terzo gol consecutivo, quinto in campionato, il sesto stagionale con la maglia della Roma: «Dedico questi due gol alla mia famiglia e agli amici venuti allo stadio (…) Vincere 4-0 contro l’Inter non è mai facile, siamo stati quasi perfetti. Abbiamo concesso poco, siamo stati ordinati e cinici davanti, a differenza di quello accaduto con il Cagliari. Detto questo, non dobbiamo lasciarci trascinare dall’entusiasmo della gente. Ora c’è il Catania: 25 minuti per salire ancora di più in classifica». Un campionario, quello mostrato dall’ex Swansea in occasione delle due reti, che ha fatto ricredere chi si complimentava con lui solamente per la grande generosità, sottolineando però come segnasse sempre poco. Ieri ha semplicemente zittito tutti: sul primo gol ha messo a sedere Samuel mentre sul secondo ha resistito ad una carica di un peso massimo come Lucio superando ancora una volta Julio Cesar. A chi glielo fa notare, Borini sorride, come fa un bambino che sa di averla combinata grossa: «Giocare contro grandi campioni come quelli che ha l’Inter è uno stimolo in più». Plaude il ritorno di De Rossi – «Un grandissimo calciatore, quanto ci fa comodo…» – prima di far trasparire un po’ di rammarico per le occasioni perse, l’ultima a Cagliari: «Dipende da un difetto caratteriale della squadra, assolutamente da migliorare. Sta dentro di noi e nel carattere di ogni giocatore. La settimana dobbiamo sempre lavorare bene, non esistono titolari con il nostro allenatore. Per fare risultato, dobbiamo essere sempre al massimo». Le domande e i microfoni si susseguono, anche perché il dg Baldini ancora non ha comunicato il rinnovo di De Rossi. Borini si gode meritatamente il momento, svelando uno dei segreti del calcio di Luis Enrique: «Il nostro pressing dà un input diverso a tutta la squadra. Se stiamo corti, dobbiamo correre meno sia noi attaccanti che i centrocampisti e i difensori. Abbiamo concesso veramente poco e davanti siamo stati bravi a concludere e a creare molto». Immancabile arriva la domanda sul paragone con Inzaghi: «Me lo disse per la prima volta Ancelotti al Chelsea, che mi dava del rompiscatole perché in allenamento andavo sempre a pressare anche nelle partitelle. Mi fa piacere e a dir la verità un po’ mi ci rivedo». Come non può mancare il quesito sulla particolare esultanza dopo ogni gol che lo vede mettersi la mano tra i denti, mimando i pirati di una volta che al posto delle mani, quando si lanciavano negli abbordaggi, avevano i coltelli: «L’ho studiata con gli amici quando ero a Londra in un momento di difficoltà personale, questo simbolo mi rappresenta totalmente. A proposito, sono contento di aver segnato questi due gol anche per loro. In settimana avevo detto che volevo fare il prima possibile una doppietta e loro mi prendevano in giro dicendo che non ce l’avrei fatta. Eccoli serviti». Parola a Totti: «Questa è una giornata significativa per la Roma, dopo la brutta sconfitta di Cagliari volevamo dare una risposta forte (…) e contro l’Inter è arrivato un risultato netto, di grande sostanza: per ottenerlo è stato fondamentale rimanere uniti come gruppo, ed anche poter contare sul sostegno dei nostri tifosi. Vittorie come queste costituiscono il miglior modo per ripartire di slancio, soprattutto perché rafforzano la convinzione e la fiducia nei nostri mezzi». Nessun accenno alla sua prestazione o all’assist per Juan. Ci pensa allora il brasiliano a ringraziarlo: «Il mio gol? Ci alleniamo tanto sulle palle da fermo e Francesco sa sempre come mettere bene i palloni…». In tribuna, ad applaudire i nuovi compagni conosciuti a Trigoria sabato, c’era Marquinho, il nuovo arrivato che ha apprezzato il successo contro i nerazzurri.

 

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