IL ROMANISTA. L’ambasciatore Usa: “Con Pallotta sarete grandi”

James Pallotta

(R.Fidenzi) L’ambasciatore americano a Roma, David Thorne, presente domenica all’Olimpico per Roma-Chievo, è intervenuto a Radio Ies per parlare di campo, di DiBenedetto e Pallotta, del progetto americano in generale e della sua esperienza nella Capitale. Figlio di Landon Thorne Jr., l’incaricato del presidente Eisenhower per il coordinamento del Piano Marshall, e arrivato a Roma nel 1953 e dal 2009 è stato nominato Ambasciatore Usa. La Roma per lui è ormai qualcosa di familiare. «È stata una partita molto bella e divertente – ha detto -. La Roma ha giocato davvero bene, specialmente nel primo tempo dove ha dominato il Chievo. Nel secondo tempo non è stato uguale, ma alla fine il “grande Francesco” ha segnato due volte, con due rigori, e ha fatto vincere la Roma». Riguardo all’acquisto della società giallorossa, l’ambasciatore racconta: «A Boston, da dove prevengo io e anche DiBenedetto e Pallotta, c’è una grande passione per lo sport. Sono giorni molto interessanti per noi, per Pallotta, proprio perché siamo grandi appassionati di sport. È molto importante che queste persone abbiano acquistato una squadra al di fuori dagli Stati Uniti. Ora infatti – prosegue – in America sta crescendo molto l’interesse per il calcio, sta diventando uno sport importante, molti giovani lo praticano. Già un gruppo americano aveva investito nel Liverpool, e ora si è deciso di investire nella Roma che è un grande brand, per il quale si sta facendo un grande sforzo per costruire una grande squadra». Nessun dubbio, da parte di Thorne, sulla validità del nuovo piano giallorosso: «Ho avuto l’impressione che sia un progetto a lungo termine. Hanno realizzato già qualcosa di simile in America. Un programma per creare una grande squadra, ma anche un grande brand per portare avanti il nome della Roma e di Roma. Non si definisce tutto ciò in un giorno – precisa -, si dice spesso che “Roma non è stata costruita in un giorno”, per cui loro si prenderanno molto tempo per fare una grande società». (…)

 

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