IL ROMANISTA. La Roma, l’amicizia con De Rossi e una città che gli è rimasta dentro

Josep Guardiola

(M. Izzi) – Nel 1992 ha levato la Coppa dei Campioni a Tonino Cerezo, va bene, ma trovare un altro difetto a Pep Guardiola in quello che è stato il suo rapporto con la Roma e in generale con la breve parentesi nel calcio italiano (ricordate l’invito a Carlo Mazzone per la finale della Champions League?) è praticamente impossibile. Le parole di stima verso il lavoro di Luis Enrique e più in generale verso la strategia e gli indirizzi del gruppo dirigenziale dell’AS Roma, s’inseriscono in questo rapporto di grande simpatia e affetto che il mister numero uno al mondo ha sempre avuto con la Roma. La sua stagione in riva al Tevere, è legata all’annata 2002/03. Partenza che più esotica non si può il 23 luglio 2002 nell’amichevole contro l’Hartmannsdorf (per la cronaca una vittoria per 5-1). La bellezza di 33’ prima di essere sostituito da Scurto. A dire il vero, nell’ambito di quella “pretemporada”, vi furono anche delle amichevoli da favola, come il leggendario Roma–Real Madrid giocato a New York l’8 agosto 2002. La squadra di Totti contro quella di Zidane, una sfida che di stonato ebbe solo il risultato a reti bianche (la vittoria avrebbe invece arriso ai giallorossi il 30 ottobre, quando in Champions League il Santiago Bernabeu venne violato da una rete di Francesco Totti, ma quel giorno Guardiola era “solo” in panchina). Quell’incredibile tour, uno dei più movimentati dell’intera storia giallorossa, proseguì in Egitto, al Cairo, l’11 agosto, contro l’Al Ahly (questa volta Capello rilevò Guardiola con Guigou dopo 21’ della ripresa), per poi proseguire in Spagna, con le sfide contro il Racing Santander e l’Athletic Bilbao. La prima italiana per il Pep, fu invece, guarda, guarda, contro l’ Inter, il 22 agosto 2002, con una sconfitta di misura allo Stadio San Siro. La presentazione all’Olimpico (24 agosto), indimenticabile, fu invece disputata proprio contro il Kashima Antlers di quel Cerezo che abbiamo evocato all’inizio del nostro articolo. Il brasiliano, allenatore della squadra giapponese, si fece tutto un giro di campo indossando la maglia di Francesco Totti e lì, probabilmente, Guardiola ha capito che cosa significa aver fatto parte della Roma e della sua storia (capito Vucinic?). In quella stagione tante sono le curiosità statistiche da ricordare. La più curiosa? Forse quanto avvenuto in Champions League dove la Roma, con Guardiola seduto in panchina, si trovò ad affrontare l’Ajax. Nella gara del 12 novembre i lancieri schierarono tra i pali un certo Stekelenburg… Nel ritorno del 19 marzo, Lobont. C’è poi un’altra storia mica da ridere. In quella stagione, Guardiola non è mai riuscito a giocare con De Rossi (in un’amichevole a Frosinone, il 9 gennaio ci andò veramente vicino ma al 15’ della ripresa, quando Capello spedì in campo Daniele per rilevare Francesco Totti, fece anche uscire il Pep sostituendolo con Bombardini) ma paradossalmente il suo destino, come ha spiegato Tonino Cagnucci ne “Il Mare di Roma”, è legato in maniera forte a quello di Daniele. Il 25 gennaio 2003, sul neutro di Piacenza, contro il Como, De Rossi esordì in serie A, a comunicarglielo fu proprio Guardiola. Lo spagnolo aveva appena deciso di abbandonare la capitale per far ritorno al Brescia e gli sembrò giusto comunicare personalmente al suo giovane compagno la notizia. Sempre sul “Mare di Roma”, si possono leggere alcuni degli apprezzamenti che il tecnico del Barcellona ha voluto dedicare a De Rossi: «Quando sono venuto a Roma, Daniele cominciava a giocare in prima squadra, in qualche maniera eravamo tutti e due “nuovi” e questo ha aiutato la nostra conoscenza. Il primo ricordo che ho di lui è durante la pretemporada, non faceva che chiedermi del Barcellona, era curioso, voleva sapere tutto del Barça. Da quando sono andato via da Roma non l’ho più rivisto e mi piacerebbe tanto, invece, farlo un giorno non lontano: è diventato tra i giocatori più importanti del calcio italiano e non solo. La sua carriera è già splendida. Credo di essere più romano io di quanto lui possa essere catalano, se non altro perché conosco bene il vostro Paese e Roma. A Roma sono stato poco, ma sono stato benissimo. Ho solo dei bei ricordi della città, dei tifosi, della Curva, dei compagni. Sono molto grato a chi mi ha aiutato in quel periodo, ed è stato per me un onore giocare con quel Club in quello Stadio. E’ stata una gioia particolare vincere la Champions lì. Salutatemi Daniele De Rossi». Insomma, come biglietto da visita niente male, ed ora, a rafforzare un feeling di vecchia data queste dichiarazioni che non possono che far piacere ai tifosi della Roma e a tutto l’ambiente giallorosso.

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