CORRIERE DELLO SPORT. Rinascita Roma grazie alla difesa

Stekelenburg

(R. Maida) – La Roma ha sistemato le statistiche. Nel calcio i numeri non sono sentenze, ma aiutano a capire i cambiamenti di una squadra. Nel caso della Roma, c’è stato un progresso evidente che ha influenzato in senso positivo i risultati dell’ultimo mese (…) Colpisce, oltre alla qualità del gioco e alla brillantezza atletica, la solidità difensiva che la squadra ha acquistato nelle ultime partite. La Roma non prende gol da 189 minuti, due partite e un pezzetto di Napoli, nonostante un calcio propositivo che pensa sempre ad aggredire gli avversari. I dati di Roma-Chievo, in cui Stekelenburg è stato graziato da Moscardelli ma per il resto non ha dovuto quasi mai impegnarsi, sono da…Barcellona: 72% di possesso palla nella metà campo avversaria (la cosiddetta supremazia territoriale), soltanto un debolissimo tiro concesso nello specchio della porta. Sicuramente è vero che tenendo palla con profitto si rischia meno, e quindi che la miglior difesa è l’attacco, ma è altrettanto vero che il rendimento difensivo dei giocatori della Roma è molto migliorato.(…) Da Roma-Juventus è nata una Roma che cammina alla velocità della Juventus. «I giocatori hanno compreso che si attacca in undici e si difende in undici, ora comincio a vedere la squadra che voglio io» ha spiegato Luis Enrique alla fine della splendida performance di Bologna, esempio migliore di qualità ed equilibrio applicate a una vittoria.

Il sacrificio delle punte e il concetto di squadra – La svolta è nella testa, perché parte tutto da lì. (…) Nella Roma che funziona, funzionano tutti. Da Totti, che non correva a questi ritmi dagli anni di Zeman, a Lamela, che contribuisce sempre alla copertura di una fascia, a Osvaldo, che rientra costantemente e spende centinaia di calorie in ogni partita (è uno di quelli che sui calci d’angolo in difesa colpiscono più frequentemente la palla di testa). Naturalmente, poi, ci sono gli aggiustamenti tattici, senza i quali l’atteggiamento non sarebbe sufficiente a conquistare risultati: gli esterni che tornano terzini, una maggiore densità a centrocampo, un esercizio più frequente nei calci piazzati. Con il Chievo, poi, ecco un’altra novità. Bojan centravanti, come sostituto sui generisdi Osvaldo; Lamela a girargli attorno, come un fantasista per ogni occasione; Totti arretrato sulla linea di Pjanic e Simplicio.«L’interpretazione dei giocatori è fondamentale, non lo schema di gioco»ha spiegato Luis Enrique domenica pomeriggio, attribuendo alla squadra i meriti dell’evoluzione. Concetto generoso ma falso: senza la sua capacità di comprendere gli errori delle prime settimane, la nuova Roma non si sarebbe mai vista

Stekelenburg è tornato a essere Stekelenburg – Ai portieri serve un po’ di fortuna e Stekelenburg nei primi mesi di Roma non ne ha avuta. In allenamento, a sentire i suoi stessi compagni, scattava come una molla e parava tutto. In partita, perdeva l’orientamento e concedeva gol abbastanza banali. A peggiorare le cose, poi, è arrivata la pedata di Lucio in Inter-Roma, che lo ha costretto a interrompere il processo di adattamento al nuovo mondo. Appena la ruota ha cominciato a girare, Stekelenburg è diventato una certezza per Luis Enrique. La correzione sul sinistro di Estigarribia contro la Juve, il palo di Lavezzi a Napoli, la deviazione su Diamanti a Bologna, dimostrano che a volte la vita è legata al millimetro. Ma sarebbe ingiusto e limitativo parlare solo di destino. Stekelenburg ha messo molto di suo nella crescita che lo ha riportato ai livelli della stagione 2009-10, chiusa con la finale mondiale giocata con l’Olanda. Ha imparato a comunicare con i compagni della difesa, grazie all’applicazione nello studio della lingua italiana. Ha preso confidenza con gli schemi di Luis Enrique, che richiedono un’attenzione quasi maniacale. Si è allenato sempre di più in tutte le specialità; uscite, parate, rilanci. Guardate adesso come calcia il pallone: per precisione sembra un trequartista, non un portiere. E dentro alla porta è padrone di ogni situazione, trasmettendo tranquillità con quell’aria da gigante gelido. La Roma ha imparato a fidarsi di lui. Che come prometteva Sabatini in estate, «risolverà i problemi della squadra per molti anni». Sono attese conferme, perché gli esami non finiscono mai. Però nessuno più mostra segni di pentimento per averlo pagato – bonus inclusi – quasi otto milioni all’Ajax. Ed è già tanto
L’invenzione Taddei, Juan riscoperto e la fiducia a Rosi – La mossa Taddei, il recupero di Juan, la centralità di Heinze, la scoperta di Rosi. Nell’emergenza, creata dal crac di Burdisso e dai problemi muscolari di Kjaer, senza contare i misteri di Cicinho, Luis Enrique ha trovato un quartetto di difensori di buona affidabilità. Soprattutto con i brasiliani, non è stato un lavoro facile. L’allenatore ha dovuto convincere Taddei a fare l’esterno a tutta fascia e Juan ad aspettare di ritrovare la migliore condizione prima di essere rimesso in pista. Nessuno dei due inizialmente era contento delle indicazioni che arrivavano dall’alto (…). Alla fine i risultati della Roma e la bravura dei giocatori premiano la gestione di Luis Enrique. Che nei fatti ha dimostrato di non negare a nessuno una possibilità. E se il corridore fatto in casa, Rosi, è stato valorizzato con il concorso del nuovo preparatore Chinnici, che ne ha migliorato dieta e condizioni fisiche, Heinze è stato fondamentale nella crescita del gruppo. Non solo per le partite di discreto livello che ha giocato, ma anche per il ruolo di guida all’interno dello spogliatoio che tutti i compagni (specie gli argentini) ormai gli riconoscono. Il prossimo obiettivo di Luis Enrique sarà rivitalizzare Josè Angel, asturiano come lui, acquistato perché c’era lui. Contro il Chievo il giovane Cote ha mostrato di essere in ripresa, piano piano riprenderà confidenza e raggiungerà il rendimento degli altri. (…)

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