SETTE. Barcelona e Barceloneta

Luis Enrique

Detto e discusso tanto del gioco del Barcellona, proviamo un altro gioco spericolato e confrontiamo il calcio di Guardiola con quello di Luis Enrique, il suo epigono romanista. Se è vero che la differenza è il gioco, dove e quanto sono diverse Barcellona e Roma? Credo si debba dare intanto a Luis Enrique il merito di aver costruito qualcosa di diverso per il calcio italiano. I suoi terzini non sono difensori, sono esterni di centrocampo, ma sia Rosi che Taddei sono inferiori ai terzini del Barcellona. Soprattutto Dani Alves è fuori paragone. Ha una corsa forte José Angel, ma ancora immatura.

Nel rombo di centrocampo della Roma, l’uomo più in basso è praticamente un difensore, un vero e proprio centromediano metodista arrivato direttamente dagli anni trenta. Il resto del centrocampo è fatto da giocatori di grande qualità (De Rossi e Pjianic), mentre il vertice alto è addirittura Totti. C’è in sostanza la ricerca attenta di rifare il Barcellona anche se gli ingredienti sono diversi. Busquets è Gago; De Rossi uno Xavi più duro e meno creativo, Pjianic ha qualche sintomo di Iniesta. Diciamo che è un giovane di 21 anni con molte qualità, ma che l’altro è fra i più forti del mondo.

Totti non è Messi, è stato sempre qualcosa di diverso, non di decisamente inferiore. Ora è facile coglierne la differenza, f i no a due anni fa un po’ mno. Ma se l’architettura delle squadre è la stessa, diversa è la qualità del materiale. Tutti i romanisti cedono qualcosa al proprio dirimpettaio catalano per tecnica e velocità di pensiero. Direi che siamo a un 25-30 per cento in meno come rendimento complessivo del reparto. Con un aggravante: che Messi in questo momento non è confrontabile. Ha la più straordinaria facilità di cor- rere e segnare che si ricordi. Resta l’attacco. Lamela è molto giovane, quindi discontinuo. Bojan rende di più a partita in corso e fino al maggio scorso era il quarto attaccante del Barcellona. Lo sarebbe ancora. Il più maturo è Osvaldo. Ha f isico, forza, anche tecnica, somiglia a un centravanti vero, cosa poco proponibile al Barcellona, utilissima alla Roma. Sanchez e Villa, più Pedro, valgono nel complesso ancora più reti, più sostanza. Il capolavoro di Guardiola è infine far pensare i suoi uomini con la sua testa, non far mai venire un dubbio alla squadra. La qualità dei singoli è poi fondamentale. La Roma non ha quella qualità, ma in Italia non c’è ancora nemmeno il Real Madrid. Forse può bastare.

Fonte: Sette

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