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IL ROMANISTA. Sette punti in tre partite, per Taddei gol n. 23 in giallorosso

(F. Bovaio) Sette punti nelle ultime 3 partite del 2011 lanciano la Roma di Luis Enrique verso un futuro radioso. Strepitosa la prestazione di Bologna, dove i giallorossi hanno giocato una gara semplicemente perfetta passando in vantaggio per terza volta consecutiva nelle ultime 3 gare.
Si sapeva che avevano solo bisogno di tempo per carburare e incamerare il gioco predicato da Luis Enrique, ma i frutti cominciano a vedersi. E ora dove sono i soliti disfattisti che chiedevano a viva voce la testa del tecnico spagnolo? Quelli che dicevano che sbagliava a schierare Taddei terzino e che parlavano di Osvaldo come di una “sola”? Già, Taddei e Osvaldo, i marcatori di ieri. Il giusto mix brasilian-argentin-italiano che porterà lontano la Roma. Per Taddei (233 partite in A, di cui 185 con la Roma) è stato il trentaquattresimo gol nel nostro campionato, il ventitreesimo con la maglia giallorossa addosso. Per Osvaldo, invece, a Bologna è arrivata la settima rete stagionale in 15 gare. E a proposito delle sue presenze vogliamo tornare a sottolineare un altro dato accennato l’altro ieri da Luis Enrique in conferenza stampa. Quel passaggio nel quale ha parlato di sei giocatori che ha schierato più degli altri, puntandoci decisamente nel turbinio delle tante formazioni cambiate che gli imputavano. Parlava di Stekelenburg (titolare in 13 partite su 16 con 3 saltate solo per infortunio); De Rossi (sempre in campo e mai sostituito); Pjanic (titolare in 13 gare su 16 come il portiere con le uniche assenze dovute a infortunio e squalifica), Totti (in campo in 8 delle 9 occasioni in cui stava bene, panchina per lui solo a per scelta tecnica), Burdisso (che ha giocato 10 volte fino a quando non si è infortunato per poi essere sostituito in pianta stabile da Heinze, 12 presenze) e proprio Osvaldo, che ha giocato 14 volte da titolare e solo 1 da subentrato, a Marassi contro il Genoa. La sua unica assenza, per punizione, a Firenze, nella giornata della sconfitta più brutta nella quale, però, la Roma è rinata.

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