IL MESSAGGERO. Il faccia a faccia della verità

Thomas Di Benedetto

(M. Ferretti) – «Se dovessi capire che la squadra non mi segue più, mollerei tutto», ha dichiarato, domenica pomeriggio, Luis Enrique nella sala-stampa dello stadio Franchi di Firenze. E oggi, dopo il giorno di riposo concesso ai suoi giocatori, Luis cercherà di capire in via definitiva se la squadra è ancora dalla sua parte. Intanto, va detto che nel colloquio avuto ieri con Franco Baldini, lo spagnolo non ha fornito alcun segnale di cedimento psicologico: incassata la fiducia della dirigenza, si sente ancora a pienissimo titolo l’allenatore della Roma. Gli manca, però, il consenso della squadra. Ecco perché oggi, prima dell’allenamento fissato per le ore 14, il tecnico radunerà i giocatori nello spogliatoio e li interrogherà. Non sarà il primo faccia a faccia delicato della stagione: è già capitato che Luis abbia avuto un confronto anche dai toni aspri con la squadra, ma stavolta le premesse sono diverse. Perché è cambiata la situazione, la classifica è peggiorata, i tifosi hanno perso la pazienza: incassare oggi la fiducia dei suoi giocatori – si dice – lo porterebbe a metter da parte, se mai c’è stato, ogni minimo pensiero di abbandono. In caso contrario, sarebbe lecito azzardare qualsiasi pronostico. Anche se – si aggiunge – tutti tengono famiglia e rinunciare a una buona parte dello stipendio annuale (1,6 milioni di euro) non è (sarebbe) facile. «I soldi non mi interessano», aveva dichiarato, sempre domenica pomeriggio, il tecnico asturiano. Ma la squadra è ancora dalla parte di Luis? Di certo, ci sono giocatori sconcertati per le ultime decisioni dello spagnolo. Non è un mistero, del resto, che lo spogliatoio si era schierato compatto per la non colpevolezza di Osvaldo per quella lite con Lamela, eppure l’italoargentino è stato multato, sospeso e non convocato per la trasferta di Firenze. Mentre Lamela, l’altro protagonista della lite, al Franchi è finito in campo dal primo minuto. Domanda: se Osvaldo è stato punito per la reazione, perché non si è tenuto conto della provocazione e del provocatore? C’è, poi, chi non ha preso bene la mossa di Cicinho titolare a Firenze: nulla di personale, ovviamente, nei confronti del compagno brasiliano, ma chi non è stato impiegato oppure è stato impiegato fuori posizione si è meravigliato per la fiducia concessa in maniera così ampia ad un giocatore che pochi giorni prima era stato multato per essere arrivato in ritardo a Trigoria, che non giocava da settembre, che era stato convocato con il contagocce e che non si era allenato come altri colleghi lasciati a casa o in panchina. E, allora, la regola non vale per tutti? La sensazione è che, al di là di quello che pensano realmente, i giocatori ufficiosamente sono ancora dalla parte dell’allenatore: del resto, non possono e non vogliono essere loro a decidere la sorte del tecnico. A queste cose, semmai, ci deve pensare chi ha portato Luis a Roma. La responsabilità se la devono prendere i dirigenti. La squadra non deve e non vuole fare altro che seguire le indicazioni tecnico/tattiche dell’allenatore. E c’è chi dice che, finora, l’abbia fatto fin troppo alla lettera.

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