CORRIERE DELLA SERA. Luis Enrique, il coraggio delle idee

Luis Enrique

(L.Valdiserri) Si può essere soddisfatti del lavoro di un allenatore che ha conquistato un punto nelle ultime tre partite? Detta così, la risposta è una: no. E questo pensa una maggioranza crescente di tifosi su Luis Enrique. Senza pretendere di far cambiare idea a chi pensa che Luis Enriquesia il freno che intralcia la Roma (…) elenchiamo tre motivi per cui l’allenatore asturiano è la miglior soluzione possibile per la Roma attuale e, soprattutto, futura.

1) Viviani (19 anni), Lamela (19), Pjanic (21) e José Angel (22) in campo; Caprari (18) in panchina. Ci lamentiamo di un calcio italiano vecchio, in un Paese dove ai giovani è negato ogni accesso anche in altri campi lavorativi. (…) L’esperienza si fa con le partite vere, non con le amichevoli. E lunedì sera, dopo aver combattuto la domenica con un virus intestinale, Lamela si è mangiato metà campo per servire un assist a Totti. Chi allenerà Lamela tra due anni, ringrazierà Luis Enrique. Tanti altri, lunedì, avrebbero fatto giocare Perrotta e Simplicio.

2) Si è detto spesso dell’asturiano: è un integralista, incapace di adattarsi alla realtà. Contro la Juve, invece, Luis Enrique ha schierato un 4-2-3-1 particolarmente efficace per limitare Pirlo (con Pjanic trequartista) senza per questo rinunciare a tre punte (Lamela e Osvaldo «larghi» e Totti centrale). Adattarsi senza rinunciare alla propria natura è segno di intelligenza. Però, visto che non va mai bene nulla, gira già la leggenda di un Luis Enrique che ha abdicato al progetto.

3) Contro la Juve, per necessità, Luis Enrique ha chiesto a molti giocatori il sacrificio di giocare fuori ruolo (De Rossi, Lamela, Osvaldo, Taddei). Da tutti ha ottenuto il massimo impegno possibile. La reazione di Osvaldo? Questa sì, non lo schiaffo a Lamela a Udine, è un segnale di voglia di vincere. Sta nascendo un gruppo, serve solo un po’ di tempo.

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