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AS ROMA. Baldini: “Sono nel posto in cui volevo essere. Con Sensi abbiamo fatto cose meravigliose””

Franco Baldini

Le parole di Franco Baldini, Direttore Generale della Roma rilasciate a Roma Channel

C’è un po’ di emozione, tante cose da raccontare

“Non capisco l’emozione, non dovevamo fare solo gli auguri di Natale? Mi avvarrò della facoltà di non rispondere (ride ndr)”.

Momento positivo. Dopo Firenze lei mi aveva detto che si erano viste cose positive…

“Il risultato ovviamente ha questa facoltà magica di dare la percezione dei fatti che avvengono con altra luce e prospettiva. Ovviamente è più facile parlare di qualcosa che si sta facendo bene,come contro il Napoli. Anche nei momenti in cui il risultato non veniva, come nelle partite di Udine e Firenze, si poteva vedere un’identità di squadra”.

Si parla di un Luis Enrique italianizzato…

“Bisognerebbe capire cosa si intende per “italianizzare”. Se ci riferiamo al vecchio concetto di catenaccio, io non riesco a capire come si possa definire Luis Enrique italianizzato. Se si fa riferimento al fatto che il possesso palla non è così più preponderante rispetto alle altre partite, è perchè le avversarie erano Juventus e Napoli. Lui sta facendo un percorso personale come allenatore. E’ alla sua prima esperienza in prima squadra e quanto di buon aveva fatto vedere lo sta confermando. Ed ha avuto un buon impatto, ed è stato un impatto pesante”.

Cosa ha pensato al suo ingresso a Trigoria?

“Il mio primo istinto è stato quello di sopravvivenza (ride). Mi sono impedito di pensare alla nostalgia che mi dava rivedere i campi, perchè sentivo montare dentro questo impatto forte. Qualcosa che ti da un’emozione forte e che fai fatica a gestire. Quindi mi sono detto “lascia perdere questo ci sono 10000 problemi a cui pensare. Questo essere vincolati alla percezione che il risultato da delle cose è limitante. Dopo un attimo di bellezza ho pensato a quello che la bellezza nascondeva”

Cosa ha provato nel gestire quella platea nella sua conferenza stampa di ritorno alla Roma?

“Non è stato facile, avrei voluto non esserci. Ho avuto sempre la sensazione che questo fosse un posto dove era meglio iniziare a far qualcosa più che parlare. Ci sono più cose da fare che non da dire, prometterle ha sempre il sapore dello spot elettorale. Ovviamente ci sono istanze da rappresentare, nodi da chiarire, cose da spiegare. Tante piccole cose le avevamo già fatte, i biglietti, l’e-commerce. Cose che danno al calcio un’altra dimensione, cose che ho visto in giro per il mondo”.

Da questo punto di vista la società ha guardato come prima cosa al benessere del tifoso

“Sono rivolte verso la tifoseria perchè lo scopo è quello”.

Lei aveva raccontato la differenza rispetto all’estero...

“Ne sono traumatizzato. Ho avuto la fortuna di andare in Spagna e li l’andare allo stadio era vissuto meglio. Poi in Inghilterra mi sono accorto che era ancora meglio della Spagna, quindi vi lascio immaginare rispetto all’italia. Ma vedere gente che faceva la fila insieme con maglie diverse…L’evento è vissuto tutto il giorno. Si vive in un posto dove oggi è festa e non si ha mai la sensazione che si va a vedere qualcosa che ci piace tanto vedere, ma chissà: ‘dobbiamo prestare attenzione a questo o quell’altro, lasciare la macchina lì’. Vorremo cercare di proporre una cosa simile”.

Aveva detto che ha fatto una scelta d’istinto

“Più cerco un senso più non la trovo. Sono quelle cose che vuoi fare e poi a corredo di questa risposta devi trovare il modo di giustificarlo. Poi ti arrendi all’evidenza che hai fatto quello che volevi fare. Sono nel posto in cui volevo essere”.

Come è…

“Sono stato molto fortunato. Ho avuto occasioni che mi hanno dato molto dal punto di vista porofessionale eumano. Non c’è una vera e propria soddisfazione professionale, quanto personale. Noi che siamo la patria della cultura abbiamo il diritto di aspirarci”.

Quali sono stati i punti più alti e più bassi delle due esperienze?

“L’allenatore, Capello, è stato sul punto di essere esonerato a gennaio. E dopo di che, in seguito a discussioni, si cambiò questa decisione, e si vinse lo scudetto. Festeggiare lo scudetto è stato il momento più alto. Con la federazione invece è stata la qualificazioni ai mondiali con tutte vittorie, a cui fa da contraltare l’esito del Mondiale”.

Capello e Luis Enrique sono opposti?

“Nella domanda è contenuta la risposta. Erano due indirizzi diversi, direzioni diverse. Capello è un allenatore di un carisma ed esperienza straordinaria. Questa era una cosa costruita dal basso cercando di iniettare sangue fresco in una squadra che tanto fresca non era più, trovando il giusto mix di giovani e campioni. Si cercava di trovare qualcosa di attraente, cercando giocatori che rendessero attraente questo tipo di gioco offensivo”.

Capello ha detto che non tornerebbe ad allenare in Italia…

“Credo sia vero. Ne abbiamo parlato diverse volte. Ha avuto molte proposta, ma averle rifiutate mi fa pensare di si. Come ha detto Luis Enrique l’altro giorno “mai dire mai” e si pensava fosse ad un passo dalle dimissioni”.

Cosa le ha dato l’esperienza in Inghilterra dal punto di vista professionale e umano?

“E’ andata bene! Tanto da chidermi perchè sarei dovuto tornare. Questo è un posto dove può essere tutto brutto brutto, o bello bello. Da altre parti il livello di emozioni che si provano può essere più livellato, non c’è il baratro”.

Roma ti assorbe?

“Roma ti devasta. Quando ti potresti ritagliare qualche momento per te, ci pensano i ragazzi dell’ufficio stampa a recapitarti notizie di ogni tipo”.

Shakespeare lo cito io questa volta: “Presta il tuo orecchio a tutti e la tua voce a pochi“. Lei ha prestato orecchio?

“L’ho fatto ma non me lo hanno più reso. Ognuno di noi alla fine si lamenta delle critiche, che fanno male, ma sono il temrine di confronto con cui ti devi valutare. Quando vengono portate con onestà intellettuale, ti servono per misurare quelle cose che sentivi di aver fatto bene e invece hai fatto male”.

Come ha ritrovato il calcio italiano?

“Non ho ancora il quadro completo. Sono appena rientrato, non ho partecipato a riunioni di Lega. Ho una vita più di club per ora. Finora negli stadi in cui siamo andati a giocare, la Roma è accolta bene e noi  dirigenti ne godiamo. Un passo avanti che per ora identifico come migliore trattamento verso di noi.  Forse la Roma non fa ancora così tanta paura”.

Il tavolo della pace?

“E’ proprio il concetto che le cose bisogna farle che dirle. Non propagandarle”

Gli inglesi quando piove escono

“E’ un adattamento alle condizioni. Anche perchè altrimenti stavano sempre a casa. Di conseguenza se l’uomo si adatta sarà contagioso verso gli altri. Non bisogna fare proclami. Bisogna agire”

Cosa ha provato quando è scomparso Sensi?

“Ho preso un aereo e sono venuto a trovare la salma. Quello che ho fatto da dirigente è stata una sua completa invenzione. Sono diventato agente quando ho smesso di giocare a calcio. Ma non pensavo mai di fare un dirigente. Già avevo fatto il rappresentante sindacale di tutte le squadre dove giocavo. Piano piano, giorno dopo giorno, dopo che avevo portato Paulo Sergio, mi ha coinvolto nella sua progettualità per vincere lo scudetto. Quando mi sono trovato a seguire 4-5-6 trattative, mi sono fatto prigioniero da me. Franco Sensi e io abbiamo fatto delle cose meravigliose”

Non le piace l’argomento Calciopoli

“Non è che non mi piace stravincere, ma non si può nemmeno vincere in questi argomenti. E’ un argomento che rimane confinato a quelle aule”

Questa filosofia di fare e parlare un po’ meno, è una strategia americana

“Era uno dei presupposti che mi ha fatto pensare di accettare o meno. Di diverso rispetto a quella che era la concezione comune. Questo tipo di gestione lo sta confermando”

Nel recente Cda sarà più presente Pallotta?

“Ci è sempre stato, è una cosa programmatica che sarebbe avvenuta nei tempi stabiliti. E’ un naturale svolgimento dei temi iniziali. Non c’è mai stato nemmeno la più lontanissima ipotesi che DiBenedetto non andasse bene. DiBenedetto è stato il collante tra i vari soci. DiBenedetto è il presidente della Roma, poi quando la cosa avrebbe preso corpo si sarebbero palesati gli altri soci”

Le sue parole nei confronti di Totti in estate?

“Se non c’è onestà intellettuale e se c’è malafede, le parole vengono confezionate in maniera diverse per renderle in un altro sapore. Io sono attratto dal talento di Totti, sono andato a cena tre volte con Cassano e dopo l’ho comprato lo stesso”.

Come ha trovato De Rossi?

“L’ho trovato con una personalità ben definita. L’ho lasciato ragazzino e l’ho trovato uomo”.

Dove colloca Daniele?

“Gerrard è fantastico, Lampard altrettanto, ma io sono attratto da Rooney. Io ho questa debolezza verso il talento. Sono attratto dal talento e dalla padronanza tecnica, non sono critico nei loro confronti. Continuo a preferire questo tipo di giocatori. Detto questo Daniele è difficile dire chi è superiore, ma lui passa in maniera disinvolta da mezz’ala a interno di destra fino alla difesa. Ha qualcosa di più sotto questo punto di vista. Però è difficile dire chi è superiore”.

Potremmo esserci per il rinnovo?

“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”.

Nel 2012 cosa regalerà ai tifosi della Roma?

“Faremo delle cose…”

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