IL TEMPO. La beffa di Osvaldo accende la rete: “Un omicidio”

Rovesciata Osvaldo

(M.De Santis) Neanche troppo bello per essere vero, perché quella rovesciata di paroliana memoria non era un sogno, ma troppo bello per essere «buono». Il dibattito del lunedì del villaggio giallorosso è tutto per il gol ingiustamente annullato a OsvaldoLe meraviglie di Pjanic e Gago, i tocchi magici di Lamela, il ritorno di Totti, la riscoperta di Taddei e gli errori di Bojan e Kjaer non sono stati dei temi così caldi quanto quella sbandierata maldestra e galeotta di Carrer, che Braschi punirà insieme ai compagni di sventure del weekend Barbirati, Di Fiore e Nicoletti con qualche turno di sospensione. I «muri del pianto» romanisti sono stati quelli di sempre e già abbondantemente collaudati: internet, con l’occupazione di tutti i social network e una quantità impressionante di video, e le radio, subissate di telefonate di «solidarietà» ad Osvaldo e «convocazioni in tribunale» per Carrer, reo di aver commeso «un omicidio nei confronti del calcio». Particolarmente apprezzato il commento di Richard Whittle, il telecronista inglese del famoso «The king of Rome is not dead», un urlatissimo «no way…unbelievable decision» (traduzione: «assolutamente no…decisione incredible»). Così come non è dispiaciuto affatto il mezzo remake del celeberrimo «che m’hai annullato? Questo non me lo dovevi annullare» dell’ugola d’oro romanista Carlo Zampa. Se il popolo, ovviamente, ha scelto di stare con l’oppresso, quest’ultimo ha deciso di prenderla con filosofia. L’Osvaldo furioso non c’è mai stato: ha stretto la mano a Carrer, gli è scappata qualche imprecazione rivedendo che il gol era regolarissimo, se n’è andato dall’Olimpico senza parlare, ci ha dormito sopra e ieri ha deciso di non pensarci più. Come è successo, neanche un mese fa e sempre contro il Lecce, a Meggiorini, privato della gioia di un’altra rovesciata acrobatica vincente da una sbandierata del guardalinee Rubino. Come successe la scorsa estate, in un Barça-Napoli agostano, a Cavani e il 24 ottobre 1984, in Inter-Rangers di Coppa Uefa, a Rummenigge. La vita, a volte, sa come essere ingiusta.

 

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