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IL ROMANISTA. Oggi si opera, ma il cuore di Antonio sogna

Antonio Cassano

(C.Zucchelli) Nel momento stesso in cui dubitate di poter volare, cessate anche di essere in grado di farlo. Peter Pan. Antonio Cassano non dubita di poter tornare a volare. A giocare. La paura un po’ c’è.

Anche se lui non lo dice e non lo ammetterà mai. Almeno non davanti a Carolina. E neanche davanti alla mamma, Giovanna. Antonio Cassano si fa vedere forte. Lo è, anche. Diviso tra le solite battute e la voglia di tornare presto a una vita normale. Che per lui è fatta di calcio e Cristopher, i suoi amori più grandi. Stamattina si opera al cuore, entro un paio di giorni è previsto il ritorno a casa, per mettere di nuovo piede su un campo di calcio bisognerà aspettare l’estate.Chi l’ha visto dice che punta a tornare a giocare prima dei trent’anni, cioè prima del 12 luglio. Dettagli, neanche troppo in fondo. Perché oggi va in sala operatoria e da domani si ricomincia.

Le dimostrazioni d’affetto di questi giorni lo hanno colpito. Qualcuna se l’aspettava, qualche altra no. Anche se è stato lui a volere che gli fosse concessa la possibilità di vedere gente. I medici infatti in un primo momento avevano sconsigliato che in camera entrassero troppe persone: non volevano che si affaticasse, volevano che restasse tranquillo e pensasse soltanto ai tanti, tantissimi, esami che gli venivano fatti.

Ma più le sue condizioni miglioravano, più i dottori capivano che a Cassano è difficile dire di no. Ci sono stati messaggi che gli hanno scaldato il cuore – appunto – come quelli di Maradona e messaggi che invece gli hanno strappato una risata. Compagni di oggi e di ieri, amici di Genova, Milano, Bari e Roma.

Parenti suoi e della giovane moglie, vent’anni appena, che gli sta accanto dividendosi tra lui e il figlio, 7 mesi, e che su Facebook ha pure cambiato la foto del suo profilo: ne aveva una di lei da sola, adesso ne ha una in cui bacia Antonio. In viaggio di nozze, un anno e mezzo fa. Una vita fa. Cassano è in una camera singola del Policlinico con un televisore che gli permette di vedere le partite. Non si è perso l’impegno del Milan in Champions insieme al cugino e a Gigi D’Alessio, il cantante che ha cantato al suo matrimonio e che lo è andato a trovare un paio di volte in questi giorni.

Al Policlinico di Milano è un via vai ininterrotto di personaggi noti e non: i flash dei fotografi e le telecamere cercano i vari Ibrahomovic (che c’è andato due giorni fa per la gioia dei pazienti che non vedevano l’ora di osservarlo da vicino), Pato, Allegri, Aquilani e Vieri. E poi ancora i dirigenti del Milan, i giocatori dell’Inter e persino qualche tifoso che, sfidando il cordone di sicurezza voluto dall’ospedale e dal giocatore, prova ad intrufolarsi. Sorpreso, viene allontanato senza troppi complimenti e giri di parole. Tutti dicono di averlo trovato bene e tutti, soprattutto, lo aspettano «presto in campo. Perché – le parole di Galliani – sta bene bene bene». Chi non può andarlo a trovare gli telefona, come Buffon, De Sanctis e altri compagni di Nazionale, oppure gli scrive sms. Lui risponde a tutti, cazzeggia come al solito e non vede l’ora di uscire. Lo ripete sempre. Anche quando l’odore dei farmaci si fa un po’ troppo forte, si mischia al rumore delle ambulanze che sovrastano le parole e allora capisci che, privilegiato quanto ti pare, in ospedale ci sei davvero. Ma è un attimo. Il cellulare squilla di nuovo, arriva un altro messaggio, Cassano risponde sempre. E mamma Giovanna sorride.

Lei che si era presentata in ospedale in lacrime lasciandosi sfuggire solo un “speriamo, speriamo” che aveva fatto temere che le condizioni di Antonio fossero più gravi di quello che si pensava. Il volto di sua moglie, in questo senso, è stato ed è un libro aperto: tiratissimo i primi giorni, più tranquillo ieri e oggi. Capelli legati, pantaloni della tuta, I Phone bianco spesso in mano, All Star: l’abbigliamento semplice di una ventenne, gli occhi di una giovane donna prima terrorizzata poi sollevata. Nessuna parola ai giornalisti, non lo ha praticamente mai fatto in questi anni accanto a lui. Le cronache riportano soltanto questa sua frase: «All’inizio, quando l’ho conosciuto, ero intimidita. Ma lui sembrava così diverso, da come lo immaginavo. Gentile». Arriva in taxi, i cronisti la riconoscono, qualche curioso passa e si affaccia per vedere ma nessuno, per delicatezza e pudore che dovrebbero essere sacrosanti e che invece spesso non ci sono, le rivolge la parola. Testa bassa, entra dalle porte automatiche dell’entrata principale, sale dal marito, lo accarezza, ci parla, ride e scherza con lui, gli racconta di Cristopher e cerca di portare un po’ della loro quotidianità in ospedale. Poi esce da un’uscita secondaria sul retro e va a casa, in centro, dal figlio. Da domenica le sue giornate sono tutte uguali. Stamattina, all’alba, sarà in ospedale. Per la giornata più importante.

Ad operare Cassano sarà il professor Mario Carminati, primario di cardiologia dei difetti congeniti del policlinico San Donato, considerato il maggior esperto europeo del settore. L’intervento dovrebbe terminare già entro le 9 e si tratterà di una procedura di cardiologia interventistica in anestesia locale, per chiudere il “foro” che il cuore di Cassano ha tra i due atrii. Mario Carminati è il responsabile della cardiologia per i difetti congeniti sia a livello pediatrico sia per gli adulti. Fu lui, vent’anni fa, il primo al mondo ad operare al cuore una bimba direttamente nell’utero della madre. La ragazza oggi sta bene. Così come starà bene Cassano. Che sabato sera si prendeva la sua bella dose di fischi dall’Olimpico. È sempre così, da quando è andato via a gennaio del 2006, lasciandosi dietro un armadietto svuotato dal cugino e una serie di rimpianti buono a riempire il volo Iberia che l’ha portato a Madrid. Roba di campo, comunque. Dimenticata in fretta, visto che a Roma scherzava con le persone che avevano condiviso con lui i cinque anni a Trigoria e, in aereo, faceva lo stesso con Ibrahimovic e Aquilani senza lontanamente immaginare come sarebbe cambiata la sua vita nel giro di qualche ora. S’è spaventato. E pure tanto. Più per Carolina e Cristopher che per lui. Quando sei marito e padre certe cose non devi neanche pensarle, ti vengono naturali. Così come a lui è sempre venuto naturale giocare – e bene – a pallone. Ecco perché con Francesco Totti in campo è sempre andato d’accordo. Sono stati una coppia splendida, sarebbero potuti esserlo ancora per tanto tempo se Cassano non avesse deciso di andare a Madrid impellicciato a perdere, così, qualche anno di carriera. Poi c’è stata Genova, che per lui è Carolina e un cielo che è sempre più blu.

Infine, Milano. Uno scudetto vinto, da semi protagonista, e un inizio di stagione superlativo. Gol, assist e pure qualche chilo in meno. Buttati giù nell’ultima parte d’estate, visto che in ritiro si era presentato sovrappeso. A vederlo adesso, racconta chi ha avuto modo di incrociarlo visto che sulla sua privacy Cassano è stato ed è rigidissimo, pare siano passati anni. Mica mesi. Ma guai a dirglielo perché risponde sempre nello stesso modo. E non è roba da giornale. È roba da Antonio. L’uomo, non il calciatore, cresciuto tutto d’un pezzo. Che quando calano le luci su Milano e gli amici vanno via, riprende il telefono e guarda le foto di Cristopher, che già tante volte lo ha visto allo stadio. Col Milan e anche con la Nazionale, a Firenze. E’ troppo piccolo per ricordarsene però. Ecco perché Cassano tornerà a giocare. E ecco perché il Cassano giocatore è il calcio. Sembra goffo – magari lo è pure – ma è quando corre dietro a un pallone diventa leggero. Non saranno separati. E’ una questione di cuore.

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