CORRIERE DELLO SPORT. “Si ai cinesi nella Roma!”

UniCredit

(R. Maida) – Giù la maschera: a Unicredit e agli americani piacerebbe avere tra gli azionisti anche un gruppo cinese’. Non sono chiacchiere da bar ma parole di Paolo Fiorentino, dirigente della banca ancora proprietaria del 40% della holding che controlla la Roma. E’ la conferma della notizia circolata venti giorni fa a proposito di un interessamento del fondo sovrano CIC (China Investment Corporation) all’ingresso in società. «In questo modo avremmo maggiore apertura su altri mercati», cioè quelli asiatici, da molti anni sensibili al fascino del calcio italiano.

LA TRATTATIVA – E’ stato proprio Fiorentino, che ieri a Trigoria è entrato ufficialmente nel ConsiSi tratta del fondo sovrano CIC. Ha risorse enormi: circa 300 miliardi di euro una parte dei quali sono stati investiti negli Usa glio di amministrazione della Roma, ad allacciare i contatti con Lou Jiwei, 61 anni, presidente del CIC. L’ultimo incontro risale al mese scorso. Il fondo, costituito nel 2007, è definito “sovrano” perché controllato direttamente dal governo cinese. Ha risorse praticamente illimitate: circa 410 miliardi di dollari, quasi 300 miliardi di euro, parte dei quali investiti proprio negli Stati Uniti nella finanziaria Blackstone Group e nella banca Morgan Stanley. L’idea di Unicredit sarebbe vendere in fretta il 20 per cento della propria quota per evitare di partecipare all’aumento di capitale della Roma (nella prima fase sono stati stanziati 50 milioni, 20 dei quali uscirebbero dalla banca).

GRADIMENTO – L’ipotesi pechinese, in effetti, piace alla cordata Usa. Che *** però aspetta offerte concrete prima di fare le proprie valutazioni. E la proposta al momento non c’è. I rappresentanti del fondo Cic, secondo quanto riferisce il Financial Times, hanno incontrato almeno tre volte in tempi recenti John Elkann, presidente della Fiat e padrone della Juventus. Questo testimonia la grande attenzione da parte dei cinesi nei confronti del mercato italiano (e viceversa). Ma al tempo stesso lascia intendere che non c’è ancora una vera e propria trattativa per una partnership con la Roma.

LA PRELAZIONE – Peraltro, in Cina esistono molti altri investitori che potrebbero farsi vivi: il CIC, quindi, non è l’unico interlocutore di Unicredit. Già in passato, durante l’era Sensi, la Roma aveva cercato senza grandi risultati di sviluppare rapporti commerciali in Oriente. Resta da capire se l’uscita di Fiorentino tolga il velo a un progetto realistico o se sia semplicemente strategica, buona per sondare il terreno (fertile?) dell’imprenditoria romana. Perché i patti parasociali firmati al momento del passaggio di proprietà attestano che la banca ha il diritto di vendere fino al 35 per cento della sua quota entro il 30 marzo, ma solo a investitori italiani che diano determinate garanzie. Niente può essere mosso senza il consenso del gruppo DiBenedetto. Una cosa è sicura: è più Uni-credit a cercare acquirenti che il contrario. L’OPA – Durante l’assemblea dei soci, intanto, sono stati ufficializzati i risultati parziali dell’Opa. A ieri sera, la Roma ha risparmiato oltre 29 milioni. Il prezzo delle azioni (0,6781 euro) ha scoraggiato la vendita da parte del 97 per cento dei piccoli azionisti. L’Opa si conclude il 3 novembre. Una parte di questi 29 milioni, solo una parte, potrà essere utilizzata per rinforzare la squadra già nel mercato di gennaio. Walter Sabatini già si è messo al lavoro.

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